Lui e Lei - La Finestra

Il caldo della città era soffocante, il climatizzatore aveva decido di smettere di funzionare alla vigilia del picco di caldo e il pezzo di ricambio sembrava non voler arrivare mai. Non riusciva a tenere addosso altro che non fossero delle leggere culotte di cotone. Incurante delle finestre completamente spalancate non aveva indossato altro da quando Lui era uscito per andare al lavoro, avevano affrontato più volte l'argomento e sapeva che la gelosia di lui non avrebbe retto al pensiero dei vicini che sbirciavano l'atletico corpo di lei.
Dopo una giornata dedicata allo studio non aveva resistito e, dopo aver sintonizzato Spotify sulla London Symphony Orchestra, si era lasciata trasportare dalla penna di uno dei suoi autori preferiti.

Fu così che la trovò, stesa sul divano con un libro appoggiato sul petto, i corti capelli scuri illuminati dalla luce del sole che filtrava dalla finestra subito sopra di lei. Rimase per un istante sulla porta, immobile, a contemplare quella visione: il nudo corpo di lei sembrava quasi risplendere, come se fosse fatto di sola luce. Con lo sguardo percorse le lunghe gambe perfettamente lisce, raggomitolate per formare il leggio su cui poggiava uno dei libri dell'autore che amava. Il viso leggermente contratto nella familiare espressione di chi, con la fantasia, sta viaggiando per terre lontane, ed infine il piccolo seno dalla forma perfetta, quasi fosse stato modellato da un entità sovrannaturale.
Poteva sentire il desiderio crescere dentro di lui, e il corpo chiamare a raccolta le ultime energie rimaste dopo un estenuante giornata in ufficio, ma la consapevolezza lo colpi improvvisa: Dalle finestre spalancate chiunque poteva ammirare quella visione che sentiva dovesse appartenere solo a lui, l'aveva fatto di nuovo.

Il rumore improvviso della porta sbattuta la riportò nel mondo reale, abbandonando istantaneamente la battaglia del Fosso di Helm, che quasi conosceva a memoria, ebbe una fugace visione del viso di lui che rapidamente prendeva una sfumatura porpora poi l'uragano s'abbatte su di lei. Rimase immobile, mentre lui bofonchiando chiudeva, sbattendole, le finestre del salone e poi le si fermava di fronte le braccia incrociate davanti al petto e le maniche della camicia arrotolate sopra al gomito. Sapeva di essere nei guai e il suo cervello lavorava freneticamente per trovare un'impossibile via d'uscita. Dopo un attimo d'esitazione tentò uno scatto verso la porta del bagno, sapeva che se fosse rimasta li chiusa per un po' avrebbe potuto convincerlo ad evitare momenti molto brucianti. Il libro cadde con fragore sul parquet e lei fece in tempo a posare entrambi i piedi a terra prima di sentire il suo avambraccio stringerla all'altezza dell'ombelico. Non era stata una buona idea, le si era praticamente buttata tra le braccia e lui, aspettandosi il tentativo si era fatto trovare pronto.

Tre colpi in rapida successione la convinsero di non avere più alcuna speranza, sebbene non fossero stati forti la colsero di sorpresa e le provocarono un fremito che si propagò lungo tutto il corpo. Conosceva troppo il suo lui per tentare una nuova fuga così quando sentì la sua presa allentarsi si limitò a guardarlo negli occhi mostrando la sua espressione più maliziosa

"Avevo tanto caldo e mi sentivo sola" mordendosi il labbro continuò a guardarlo, sapeva l'effetto che aveva su di lui quando lo faceva.

Un lieve sorriso fece capolino dalle sue labbra, quanto conosceva la monella che aveva di fronte, avrebbe quasi scommesso che avrebbe tentato il tutto per tutto per evitare una punizione, ma la gelosia era forse il suo peggior difetto e a volte riusciva a prevalere sulla lussuria. Scosse leggermente la testa e l'indice della mano destra di fronte a lei. Avrebbe voluto tenerla sulle ginocchia, ma visto che aveva tentato la fuga ed ora era in piedi di fronte a lei, aveva cambiato idea.

Ubbidiente si voltò dandogli le spalle, sentì la sua mano posarsi al centro della schiena spingendola verso il divano. Comprendendo le su intenzioni allargò leggermente le gambe e appoggiò le mani sul cuscino di fonte a lei trattenendo il respiro e preparandosi al seguito.
I colpi cominciarono ad arrivare ad intervalli regolari, ognuno dei quali la faceva spostare leggermente in avanti e le strappava un gemito di dolore. Ad ogni colpo i loro corpi emettevano un suono unico, e le trasmettevano sensazioni uniche lungo tutto il corpo. Lui sapeva come fare il suo dovere e i colpi cadevano alternativamente su l'una e l'altra natica ora più in basso ed ora più in alto con il centro della mano che colpiva punti sempre nuovi.

Improvvisamente si fermò e il bruciore sostituì interamente il piacere, rimase immobile, incerta se fosse finita o meno, fu un rumore che non sentiva da diverso tempo che fece perdere colore al suo viso: cuoio che scorreva all'interno di passanti in jeans e un leggero tintinnio metallico. Questa volta l'aveva fatto arrabbiare sul serio!
Il primo colpo le strappo un grido di protesta che fece da contraltare all'esotico rumore del cuoio contro la pelle. Non sapeva quanti colpi le sarebbero toccati, ma il era meticoloso e sicuramente sarebbero stati in numero pari. Dopo il quarto colpo dolore e piacere erano ormai divenuti indistinguibili, il corpo ormai completamente in preda alle sensazioni che lo attraversavano, al decimo colpo tutto finì.

Erano entrambi sfiniti da quanto appena successo, dopo un momento d'incertezza fece per rialzarsi, ma senti la mano di lui che le si appoggiava nuovamente sulla schiena, per un attimo temette che non fosse ancora finita, poi sentì la zip scendere e il sorriso malizioso tornò sul suo volto.

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