F&G - Il secchio

Stava tornando dalla Biblioteca quando vide la vicina di casa aspettarla fuori dalla porta, le braccia incrociate e un espressione che non prometteva nulla di buono. Trattenne la voglia di girare su se stessa e tornare suoi passi, ormai l'anziana signora l'aveva vista e stava già venendo verso di lei, rapidamente le andò in contro cercando mentalmente una scusa per liberarsi di lei alla svelta.
Le arrivò addosso un fiume di parole in siciliano stretto, non capì moltissimo di quello che diceva, o meglio quasi urlava, ma colse le parole "Amica, Secchio, Acqua, Ramo, Disgraziata", non le su quindi molto difficile immaginare cosa fosse successo: Il fumino carattere di Francesca aveva evidentemente colpito ancora.
Mettendo le mani avanti la rassicurò dicendole che avrebbe "parlato" con Francesca e che nel giro di qualche ora sarebbe venuta a scusarsi di persona.

La vide entrare come una furia sbattendo la porta dietro di se, la borsa dei libri venne rapidamente scaraventata a terra, con un rumore che la fece dubitare della loro integrita. Ma non era dei libri che doveva preoccuparsi, in quattro falcate le fu addosso e cominciò a sgridarla. Una mano saldamente sul fianco e l'altra a tormentarsi la ciocca di capelli che le era scivolata sul viso. Non riuscendo a resistere al suo sguardo abbasso gli occhi mordendosi il labro e fisso con insistenza il pavimento.

Quando entrò in casa era fuoriosa, era stata una giornata di studio veramente pensante e tutto le ci voleva tranne che una lavata di capo da parte della vicina. Mentre la rimproverava la vide prima avvampare e poi abbassare il volto e mordersi il labbro inferiore in quell'espressione da bambina colpevole che la faceva impazzire e le accendeva di desiderio. Sapeva che non avrebbe resistito più di qualche minuto di fronte a quello spettacolo.

"Vado un attimo in bagno, quando esco voglio trovarti sul bordo del letto pronta per la tua punizione"

evidenziò il tutto sollevando il braccio destro ed indicando la loro camera, che si augurava che lei avesse riordinato.

"No, la stronza se l'è meritato, non le chiederò mai scusa"

Francesca la fissò negli occhi incrociando le braccia sul petto, a quanto pare aveva deciso di rendergliela ancora più difficile. La rabbia estinse rapidamente il desiderio che si era promessa di spegnere con una breve doccia. Respirò forte dal naso gonfiando i muscoli al di sotto della leggera camicetta chiara che aveva indossato per andare all'università. Velocemente l'afferrò e la sollevò da terra portandola lei stessa in camera. Due rapidi sculaccioni la convinsero che non era il caso di provare a darle altri pugni sulla schiena.

Si senti mancare il fiato per un attimo quando lei la lasciò cadere sul letto, prima che la voltasse bruscamente ebbe una fugace visione del suo seno ormai quasi completamente visibile a causa di un paio di bottoni che avevano deciso di slacciarsi durante la colluttazione.

"Adesso te la faccio passare io la voglia di far incavolare la vicina, tanto poi sono io quella che si prende le lavate di capo dalla vicina e durante le riunioni di condominio [...]"

Mentre continuava a sgridarla sentì una mano bloccarle le braccia dietro la schiena immobilizzandola mentre l'altra tirava rapidamente giù i pantaloni della tuta lasciando in vista il leggero tanga di cotone, non aveva per niente previsto quella situazione anzi prima di litigare con la vicina aveva immaginato un altro tipo di ritorno a casa, aveva già tirato fuori parte della cena Colombiana che voleva preparare e dal letto poteva vedere appeso all'armadio il vestitino con cui voleva farsi trovare, dello stesso blu del tanga che ora seguiva rapidamente i pantaloni.

Piegata com'era sul bordo del letto poteva quasi vedere il suo fondoschiena completamente esposto alle attenzioni di Giulia, attenzioni che si palesarono in maniera inequivocabile i primi colpi cominciarono a cadere. Vista la posizione in cui si trovavano, e l'evidente stato di alterazione, Giulia non poteva controllare gran che l'area che andava a colpire e l'alternanza di dolore e piacere si fece in breve caotica e spossante. Nonostante tutto però Sapeva il fatto suo ed in breve le lacrime fecero la loro comparsa, seguite da le consuete suppliche. I pantaloni della tuta le impedivano i movimenti di conseguenza non aveva modo di scalciare e cercare una impossibile via di fuga, anche se forse non era proprio così intenzionata a fuggire.

Era completamente in suo potere, l'attacco era stato così rapido e fulmineo che non le aveva dato il tempo di reagire e ora aveva davanti a se la conturbante visione degli splendidi glutei di lei che si arrossavano e sussultavano ad ogni colpo che le infliggeva. Ogni momento che passava sentiva la rabbia dentro di lei lasciare il posto ad altre sensazioni, alle quali però non voleva assolutamente cedere, almeno non subito.
Dopo non più di 100 colpi cominciò a sentire il fiato che le veniva meno, i capelli erano ormai completamente sfuggiti all'elastico che avrebbe dovuto contenerli e continuavano a scivolarle di fronte agli occhi oscurandole in parte la vista e costringendola ad interrompere la punizione più volte per riportarli al loro posto.

Si guardò intorno cercando una soluzione temporanea quando il telefono notificò l'arrivo di un messaggio, ricordandosi di quello che aspettava decise che era il momento di concludere la punizione.

Il suono di un cellulare provocò l'interruzione dei colpi e le concesse qualche attimo per riprendere fiato, il forte bruciore l'aveva ormai convinta che era venuto il momento di chiedere scusa alla vicina. Stava quasi per alzarsi da quella umiliante posizione quando sentì un rumore sospetto dietro di lei, quattro forti lampi dolorosi le ricordarono che lasciare la spazzola sul comodino non era mai una buona idea.
Furono dieci in tutto i colpi di spazzola, poi le fu imposto di andare a mettersi con la facia al muro, i pantaloni e le mutandine ovviamente abbassate, e di non muoversi di li sino a che lei non le avesse dato il permesso. Giusto per ricordarle le conseguenze Giulia le impose di tenere in mano la spazzola che avrebbe usato su di lei in caso di trasgressione.

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