Non luoghi - Conclusione
I corvi volavano sulla città ancora addormentata annunciando l’arrivo della prima nebbia della stagione. Avvolto in un cappotto un uomo accompagnava sbuffando un cane che, incurante del freddo e dell’aria densa d’umidità, inseguiva festoso le foglie portate dal vento riempiendo il parco di gioiosi latrati. Erano due anni che le sue finestre davano sul parco e sulla vicina area cani, ormai si era quasi abituato a quell’abbaiare costante accompagnato spesso da imprecazioni tra l’arabo, l’italiano e il dialetto milanese. Quel giorno però c’era qualcosa di diverso, già ai primi rumori aprì gli occhi domandandosi, nel buio, che cosa fosse. La prima cosa che sentì fu il suo profumo, scivolò languido sino ai polmoni dando un nome ed un volto al peso sul suo petto. I ricordi della notte appena trascorsa spiegarono i loro corpi nudi e il sapore di lei ancora intrappolato sul fondo della gola. Sentì il suo corpo reagire quasi in automatico e le sue mani trovare le sue spalle nel buio, e