F&G - Shopping

Sarebbe stato un pomeriggio dedicato allo shopping, aveva studiato solo quella mattina e aveva strappato a Giulia la promessa di un lungo pomeriggio alla ricerca del vestito perfetto. Se fosse stato necessario era pronta ad attraversare l'intero centro di Milano dalle Colonne di San Lorenzo a Piazzale Loreto e ritorno.
Indossò una leggerà gonna svasato blu scuro e una maglietta coordinata così che potesse stare comoda e cambiarsi molto velocemente. Dopo un leggero trucco si precipitò in camera per strappare Giulia dai libri di economia.

Stava finendo di studiare la teoria del plusvalore quando il libro le si chiuse davanti strappandole un esclamazione di protesta, stava quasi per urlare contro Francesca quando la vide splendente e sorridente, con già la borsa a tracolla e si ricordò che le aveva promesso un pomeriggio di shopping.

Uffa perché se ne stava li imbambolata a guardarla, erano quasi le 14 e dovevano sbrigarsi o non avrebbero trovato quello che cercava. La prese per un braccio e cominciò a strattonarla così che si alzasse da quella sedia e andasse a vestirsi, non poteva di certo uscire con lei in tuta e reggiseno sportivo, avrebbe dovuto passare il pomeriggio a scacciare ragazze e ragazzi e non avrebbe potuto concentrarsi sullo shopping.

Le cose erano due, o la trascinava sulle sue ginocchia e chiudeva la questione oppure si comportava da brava fidanzata e l'avrebbe accontentata. Un sorriso a trentadue denti e lo svolazzare della gonna di lei l'avevano convinta sopra ogni dubbio.
Si vestì il più velocemente possibile mentre Francesca la fissava dalla porta della camera da letto con le braccia incrociate e battendo nervosamente un piede. Ad ogni occhiata che le dava sentiva un prurito sul fondo dello stomaco e alla mano destra.

Alla fine con un sospiro rassegnato usci di casa.

Quando arrivarono al negozio numero quindici poteva quasi sentire la mano bruciare, aveva perso il conto dei tubini che le aveva visto provare ed era convinta che ci fosse un limite alle gradazioni del verde e ai tagli che potevano essere utilizzati per confezionarne uno. Francesca invece sembrava fuori di se dalla gioia, entrava e usciva dai negozi ad un velocità che la lasciava perplessa, sembrava quasi che le interessasse più far arrabbiare tutte le commesse di Milano che comprare un tubino per la festa del giorno dopo.

Si stava divertendo troppo, adorava girare per negozi, provare e riprovare i vestiti ed immaginare le migliaia di combinazioni. Anche se era quasi certa che alla fine avrebbe messo il tubino nero che era nell'armadio non riusciva a fare a meno di continuare a cercare. Anche se non capiva come mai le commesse erano così sgarbate, quando si riusciva a trovarne una sembrava quasi che le interessasse più Giulia che venderle un vestito.
Ma era fermamente convinta a non rovinare quella giornata e stoicamente evitava di strappar loro gli occhi.

La sua attenzione fu catturata dalla insegna a bandiera di un piccolo negozio nel vicolo accanto a loro. Il ferro battuto dell'insegna si contorceva in quelle che sembravano infinite spirali che le ricordavano Art Nouveau Parigina, dalla loro posizione non riuscivano a leggere il nome del negozio, così bloccò Francesca prima che s'infilasse nell'ennesimo negozio di abiti e le indicò l'insolito posto facendole chiaramente capire che voleva andare a dare un occhiata.

Subito non capì perché l'avesse fermata e temette d'aver superato il limite della sua pazienza. Sentì un brivido percorrerle la schiena e determinati muscoli tendersi in modo allarmante. Seguendo la direzione del suo sguardo vide però il piccolo negozio semi-nascosto nell'ombra e capì cosa intendeva. Entrambe erano sempre molto attratte da questi piccoli tesori che la città sembrava nascondere. Soprattutto quando al loro interno si potevano scovare piccoli oggetti d'epoca o antiche stampe. Stringendole forte la mano corse quindi con lei verso l'ignoto.

Il disordine regnava sovrano in quel piccolissimo negozio che non poteva essere più di 45 metri quadri in tutto, stampe in Art Nouveau erano accostate a statue e maschere africane e ovunque vi fosse una superficie piana erano stati accatastati libri e manufatti delle epoche più diverse. Le porte in legno e vetro sembravano chiudere completamente fuori il rumore della strada e un grammofono in ottone diffondeva nell'aria un malinconico pezzo jazz mentre la luce del sole filtrava dalla piccola vetrina e colorava i minuscoli granelli di polvere che sembravano fluttuare dotati di vita propria.
Si guardarono intorno estasiate, timorose che il solo sfiorare uno di quelli oggetti avrebbe infranto il sogno in cui erano appena entrate.

"Benvenute nel mio piccolo negozio Mademoiselles, ogni pezzo che vedete è pressoché unico e dotato di una storia. Non vi preoccupatevi per loro, alcuni di essi hanno attraversato secoli di guerre e rivoluzioni non sarà certo il delicato tocco di una fanciulla a condurli verso la morte"

Un elegante signore di mezza età era apparso come per magia da dietro quella che doveva essere una porta nascosta ed ora le invitava ad esplorare il suo regno con un ampio gesto della mano. Entrambe non riuscirono a trattenere un sorriso e un gesto di ringraziamento, quell'uomo ricordava loro un personaggio di un libro. Tipicamente il classico anziano sapiente che guida l'eroe verso il successo.

Rimasero con lui per un tempo indefinito, mentre lui raccontava loro le storie dei singoli pezzi che attiravano la loro attenzione: una stampa scovata in un vicolo di Londra oppure una tabacchiera appartenuta ad un conte tedesco. Il signore raccontò loro che la sua famiglia gestiva il piccolo negozio dal 1820 e che per tradizione, a mesi alterni, un membro della famiglia gestiva il negozio e l'altro esplorava i mercatini di tutta Europa alla ricerca di pezzi unici. Lui era ritornato da poco dall'Irlanda dove aveva comprato un intero baule di oggetti appartenuti ad un antico Conte di Arran. Il Conte era un appassionato allevatore di cavalli e nel baule aveva trovato un'intera collezione di frustini, alla parola "frustini" entrambe non poterono trattenere il sorriso imbarazzato che si dipinse sui loro volti e il leggero rossore.
Mostrando ancora una volta la sua gentilezza il Signore non fece parola, anzi insistette che attendessero qualche minuto permettendogli di scendere nel magazzino a prendere una cosa. Solamente a seguito della loro solenne promessa scomparve per quella che era effettivamente una porta nascosta che dava su una ripida scala a chiocciola. Con un rapido movimento del braccio, che si concluse sulla gonna di Francesca, Giulia la convinse a non seguirlo in quello che era chiaramente un luogo vietato ai clienti.

Dopo pochi minuti, abbastanza comunque perché Francesca collezionasse altre due leggeri colpi, lo videro riemergere tenendo di fronte a lui quella che era una lunga scatola in quello che sembrava essere tessuto che si rivelò essere una specie di scrigno chiuso da due robuste cinghie di cuoio.

"Questo viene direttamente dal 1693 e apparteneva a Charles Butler primo Conte di Arran, la leggenda narra che fu proprio Guglielmo III d'Orange a regalarlo al conte insieme al suo titolo nobiliare"

Aprì lentamente lo scrigno rivelando il più bel frustino da equitazione che loro avessero mai visto: Lungo poco meno di un metro era di uno splendido cuoio nero e sembrava essere composto da un unico nastro di cuoio che si intrecciava su se stesso creano un ipnotico disegno a spirali contrapposte, la punta si allargava leggermente in quello che era un elegante triangolo rovesciato su cui era stato impresso il monogramma personale di Gugliemo III d'Orange. La parte più affascinante era tuttavia il manico, ricavato da quello che doveva essere legno d'ebano era stato scolpito per raffigurare un cavallo lanciato al galoppo. I muscoli tesi nello sforzo erano stati sapientemente evidenziati dalle venature del legno e gli occhi, quegli occhi non li avrebbero più dimenticati, l'intagliatore aveva utilizzato quelli che sembravano essere due minuscoli rubini e la luce del tramonto faceva si che sembrassero vivi.

Entrambe rimasero assolutamente senza fiato, era una delle cose più belle che avessero mai visto, instintivamente Giulia pensò che dovesse essere custodito al sicuro in un museo mentre Francesca sentiva dei piccoli brividi lungo tutto il corpo e non poteva evitare d'immaginarsi quell'antico cuoio a contatto con la sua pelle.

"Prego, un simile oggetto merita di essere custodito da chi sappia apprezzarne la bellezza, è vostro"

"Ma...lei...no...scherza...non possiamo...ma...varrà moltissimo"
A quelle parole entrambe fecero un passo indietro sconvolte da tanta generosità, quell'oggetto doveva valere molti soldi e lui lo stava regalando a due perfette sconosciute.

"Signorine mi permetto d'insistere, se lo tenessi in negozio finirebbe per essere acquistato da qualche ricco straniero incapace di apprezzare l'arte e la bellezza di un simile oggetto o peggio l'utilizzerebbe nella maniera più sbagliata. Prendetelo, se poi non sarete soddisfatte potrete tranquillamente riportarlo."

Giulia sembrò cogliere uno strano sottinteso in quelle parole, ma il garbato sorriso di lui la colpirono nel profondo, lentamente, timorosa che fosse solo un sogno, chiuse le mani sulla scatola, ancora non si sentiva pronta a toccare quell'opera.

Francesca trattenne l'impulso di mettersi a saltellare come una bambina quando vide Giulia accettare, automaticamente ringraziò per lo splendido dono e uscì seguendola. Appena fuori trattenne l'impulso di mandare a quel paese il primo passante che incontrava...

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