F&G - Il giorno dopo

Un singolo raggio di sole fuggi tra le persiane e le si posò sul volto strappandola dall'oblio e riportandola nel mondo reale, con un mugolio di protesta Francesca si contorse tra le lenzuola come a voler trattenere il sogno ancora un poco.
Purtroppo per lei il suo corpo si stava ormai risvegliando e un tremendo mal di testa stava cominciando a fare la sua comparsa, con circospezione posò i piedi a terra e fece per alzarsi. Immediatamente sentì uno spiacevole sapore in bocca e la stanza cominciò a girare su se stessa, con un tonfo si ritrovò seduta sul pavimento.

Giulia sentì il rumore di qualcosa che cadeva a terra e un suono a metà tra un gridolino di sorpresa e un gemito, bevve velocemente il suo caffè e si precipitò in camera a verificare che non si fosse fatta male sul serio. Quando la vide non pote trattenere un sorriso, era accovacciata tra il letto e il comodino, con la schiena appoggiata al bordo del letto e sul volto un espressione tra lo stupore e il disappunto di chi non capisce bene come ha fatto a trovarsi in quella situazione. I lunghi capelli biondi le ricadevano sulle spalle in una cascata disordinata e una delle spalline della canottiera era scivolata di lato lasciando intravedere uno dei piccoli seni, dentro di lei sentì rabbia, desiderio e tenerezza scontrarsi tra loro in un vortice di emozioni e sentimenti contrastanti.

"Forse è il caso che qualcuno prima di affrontare la sua punizioni si prenda qualche minuto per una doccia e un aspirina, cosa ne dici?"

Aprì con cautela un occhi e guardò verso la fonte del rumore, vide Giulia incombere su di lei, le braccia incrociate sul petto e in volto un espressione che non prometteva nulla di buono era sveglia evidentemente da un po' ed aveva avuto modo di legarsi i capelli in una stretta coda ed indossare uno dei completi pantaloncini e canottiera sportiva, rigorosamente nera, che era solita sfoggiare quando decideva di rimanere in casa tutto il giorno a studiare e prendersi cura di lei. Si alzò lentamente e senti la mano di lei sorreggerla mentre faticosamente trova un incerto equilibrio voleva ribattere alla minaccia che aveva sentito, ma i ricordi della sera prima erano ancora troppo confusi.

Dolcemente si lasciò quindi condurre in bagno e togliere la canottiera, un brivido le scosse il corpo nonostante la calda giornata estiva. Era tentata di lasciarsi coccolare da lei, ma una sola occhiata le fece capire che non era il momento adatto, anzi forse avrebbe dovuto sbrigarsi.
Mentre il getto caldo della doccia risvegliava uno ad uno i suoi muscoli il cervello cominciò a sistemare i pezzi uno ad uno e a ricostruire la sera prima:
Erano uscite da casa dopo cena e erano andate in un locale insieme ad un gruppo di amiche, c'era qualcosa da festeggiare e in breve aveva bevuto più di quello che avrebbe dovuto. Il volto di Barbara, la migliore amica di Giulia, le balenò di fronte agli occhi, aveva sempre guardato con sospetto quel viso d'angelo contornato da una splendida chioma di capelli rossi, nel profondo di se era convinta che lei desiderasse qualcosa di più di una semplice amicizia con Giulia e si che aveva conosciuto anche il fidanzato di lei, una specie di nerd che lavorava in un agenzia di Milano. Non trattenne un sorrisetto quando il suo cervello riesumò l'ultimo ricordo della serata, lei che si scagliava furente contro di lei. Non si ricordava altro, ma sperava d'averla definitivamente convinta a lasciar perdere la sua Giulia.

Uscì dal bagno con l'asciugamano avvolto attorno al corpo e i piedi nudi, faceva caldo e non era così sicura di volersi vestire. Trovò Giulia che l'aspettava appoggiata al tavolo della cucina, una sedia era stata girata verso l'esterno e sul tavolo faceva bella mostra di se un bicchiere di vino. Si fermò paralizzata appena fuori la portata del braccio di Giulia, entrambe le mani strette al petto mentre lei la fissò dritta negli occhi, poteva scorgere sul fondo degli occhi di lei la lupa pronta al balzo.

"Francesca ieri ti sei comportata molto male: non solo hai bevuto decisamente troppo, ma mi hai messo in tremendo imbarazzo quando ti sei lanciata contro Barbara urlando frasi sconnesse. Per fortuna la musica copriva molte delle tue parole, ma ho sentito chiaramente le parole "puttana", "lesbica" e "merda". Ieri sera eri decisamente troppo su di giri, ma ora è venuto il momento di subire la punizione che ti meriti. Vieni qui!"

Si sentiva estremamente calma mentre faceva la ramanzina a Francesca, aveva avuto modo di sbollire la rabbia durante la notte e aveva avuto modi di definire la punizione nei dettagli. Ormai stavano insieme da 5 anni e ancora non era riuscita a farsi passare la gelosia nei confronti di Barbara, la sua amica d'infanzia e pensare che si conoscevano dall'asilo ed era stata proprio lei a presentarle il suo attuale fidanzato.
La sentì borbottare qualche scusa senza senso mentre lentamente si avvicinava a lei prendendole le mani e attirandola verso di se, lei inizialmente s'impuntò intenzionata a non concedergliela vinta così facilmente, ma bastò un occhiataccia per convincerla.

S'impuntò, no non voleva assolutamente finire sulle sue ginocchia, non era colpa sua se quella continuava a provarci con la sua ragazza, la fissò dritta negli occhi e cedette, in quel splendido bosco estivo vide la rabbia correrle addosso falciando i rami e i cespugli al suo passaggio. Come ipnotizzata da quello sguardo si lascio condurre al suo fianco, senza distogliere lo sguardo sentì l'asciugamano scivolare a terra lasciando il suo corpo completamente esposto quasi senza che ce ne fosse bisogno piegò quindi le ginocchia e si distese sulle ginocchia di Giulia buttando le braccia davanti a se cercando l'equilibrio. Subito non capì perché le stava sventolando davanti un bicchiere di vino rosso, il profumo le punse le narici suscitando un brontolio di protesta da parte del suo stomaco.

"Tienilo con entrambe le mani, se ne farai cadere una sola goccia raddoppierò la punizione"

"Che cosa? tu sei pazza è impossibile", non sarebbe mai riuscita a tenere il bicchiere e contemporaneamente evitare di finire con la faccia sul pavimento. Istintivamente cercò di puntellarsi su mani e piedi per rialzarsi non avere intenzione di stare al gio...una raffica di colpi la convinse a desistere quando voleva Giulia sapeva essere particolarmente dura. Sentendo le lacrime cominciare a spuntare e un familiare bruciore darle il buongiorno afferrò il bicchiere soffocando un imprecazione.
Lei le concesse un paio di minuti per assestarsi e poi cominciò a sculacciarla, la mano cadeva due volte su ogni punto per poi passare al successivo in maniera implacabile. Ad ogni colpo vedeva il liquido rosso scuro ondeggiare pericolosamente ora a destra ora a sinistra muovendosi in sincronia con i colpi. Non era ovviamente la prima volta che si trovava sulle ginocchia di Giulia, anzi nell'ultimo periodo era capitato fin troppo spesso, ma mai si era trovata a dover pensare contemporaneamente al suo fondoschiena e a qualcos'altro. In breve il le braccia cominciarono a ribellarsi all'insolito compito e il bruciore di spalle e avambracci andò ad unirsi a quello che proveniva da un'altra parte di lei. Dopo quella che parve un eternità, ma in realtà non più di 5 minuti, cedette e lasciò che le lacrime e le suppliche fluissero liberamente.

Quando arrivarono le lacrime e le suppliche Giulia ebbe un attimo d'esitazione, stava forse esagerando? sicuramente la stava sculacciando più duramente del solito, ma lo splendido sedere che aveva sotto gli occhi non sembrava risentirne particolarmente avendo raggiunto una non troppo uniforme sfumatura di rosa. Era concentrata in questi pensieri, mentre continuava a sculacciare quando senti qualcosa di liquido colpirle il collo e bagnare la canottiera un rumore di vetro contro legno e il forte odore le fecero capire immediatamente quello che era successo. Francesca nel disperato tentativo di fermare i colpi le aveva rovesciato addosso il vino che avrebbe dovuto tenere in mano, per fortuna non aveva scagliato anche il bicchiere (che era invece rotolato atterra) altrimenti ora si sarebbe trovata, nel migliore dei casi con un grosso livido sulla mandibola e un bel po' di vetri da raccogliere.

Il rumore simile ad un basso ringhio le fece capire che quella non era stata una buona idea, sentì uno strano movimento dietro le sue spalle e successivamente la pressione di un braccio sulla schiena che la bloccò ancora di più in quella scomoda e umiliante posizione. Un lampo doloroso le attraversò il corpo, subito seguito da un secondo su quella che doveva essere l'altra natica. Con una torsione innaturale ruotò busto e collo per cercare di capire l'origine di quell'insolito supplizio, con la coda dell'occhio intravide il grosso cucchiaio di legno che solitamente veniva usato per cucinare, poi un ulteriore lampo di dolore la fece tornare nella posizione originaria. Al decimo colpo le lacrime e le suppliche tornarono a fluire liberamente, tentò inutilmente di dimenare le gambe, ma i colpi non accennavano a cessare e sentiva ormai un unico forte bruciore che le avvolgeva tutto il fondoschiena.

Non aveva mai usato il cucchiaio di legno, e forse non lo avrebbe mai fatto, quando si era resa conto di quello che lei aveva fatto aveva istintivamente cercato la prima cosa a portata di mano e prima che se ne rendesse conto si era trovata in mano il cucchiaio. Nonostante la rabbia cercò comunque di tenere il conto dei colpi, incurante dei lamenti di lei, e di non insistere mai sullo stesso punto. Dopo quello che doveva essere il cinquantesimo colpo lasciò cadere il cucchiaio esausta, il fiato spezzato e alcune gocce di sudore che facevano capolino sulla fronte. Nell'azione diverse ciocche di capelli le si erano liberate dall'elastico e ora doveva avere un aspetto alquanto incasinato.
Sotto di lei il culetto di Francesca aveva raggiunto un bel colore rosso, quasi corrispondente alle diverse gocce di vino che lei aveva lasciato cadere sul parque. Ovviamente se ne era resa conto, ma sapeva bene che il compito che le aveva dato era impossibile e non era realmente intenzionata a raddoppiare le sculacciate, almeno non fino a quando lei non le aveva rovesciato addosso il vino.

Quando senti i colpi cessare e le prime carezze capì, con un sospiro, che la punizione era finita. Si concesse quindi alcuni istanti per riprendere il controllo di se prima di provare ad alzarsi. Lei la lasciò fare aiutandola a rialzarsi e non smettendo di accarezzarla. Si alzò insieme a lei e senza parlare l'accompagno in camera da letto.

Rimasero quindi strette l'una all'altra per molto tempo la testa di Francesca appoggiata al petto di Giulia mentre lei la coccolava con dolcezza.

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