F&G - La sigaretta e la tenda

Nonostante non fosse una giornata particolarmente calda non riusciva proprio a correre quel giorno, i capelli continuavano a caderle sul viso e non si sentiva particolarmente in forze. Con disciplina s'impose di completare almeno quattro giri del piccolo parco di fronte a casa, non avrebbe avuto senso correre per meno di un paio di chilometri.
A metà del terzo giro aveva già deciso che quella sera la palestra non l'avrebbe vista, sarebbe tornata a casa prima e per una volta si sarebbe buttata sul divano godendosi una serata tranquilla, fu quindi con sollievo che completò il quarto giro e si avviò verso casa.

Francesca si accese una sigaretta e si sedette comodamente sul divano a leggere, Giulia non le permetteva mai di fumare in casa, ma lei ora non c'era e non sarebbe rientrata prima di un paio d'ore. Era libera di godersi un paio di sigarette prima di spalancare tutte le finestre e nascondere ogni traccia del suo peccato.
Non aveva ancora finito la prima quando sentì la chiave girare nella serratura, scattò in piedi, com'era possibile che fosse già li? non erano nemmeno le 19 e solitamente prima delle 20 non rientrava.
Velocemente scattò verso la finestra e lanciò la sigaretta agitando freneticamente le braccia per cercare di disperdere l'odore, troppo tardi sentì la porta aprirsi, con un balzo si sedette sul divano e prese in mano il libro che stava leggendo, cercando di assumere un aria innocente.

Quando entrò in casa si trovò di fronte una scena curiosa, Francesca era seduta sul divano intenta a leggere un libro, i capelli scompigliati e quello che sembrava del fiato corto. Aveva spalancato la finestra della sala e ora la lunga tenda bianca le sventolava di fronte intercettando diversi raggi di sole e creando un ipnotico gioco di luci e ombre. I biondi capelli di lei assumevano mille sfumature dorate, in contrasto con la sua pelle leggermente arrossata. Giulia rimase a contemplare a lungo quella vista prima di provare a catturarla con lo smarphone.
Il simulato rumore dello scatto fotografico la richiamò alla realtà, e improvvisamente si rese conto dallo sgradevole odore che aleggiava nella stanza.

"Hai per caso fumato in casa, sai che odio quando lo fai vero?"

Quando sentì la sua voce si alzò a guardarla, cercando di mantenere un espressione innocente, non sapeva come facesse a capire immediatamente quando faceva qualcosa di sbagliato, non riusciva assolutamente a scamparla in nessuna occasione, ma non riusciva a fare a meno di provarci, dopotutto era l'incolumità del suo fondoschiena ad essere in gioco.

Negò con forza e lei vide la sua testa muoversi scuotersi in maniera plateale, lentamente si avvicinò a lei fissando la sua testolina che si agitava frenetica, la tenda le balenò di fronte al viso e le fece per afferrarla e scostarla, poi lo vide: un piccolo buco a qualche centimetro dal bordo, i sottili bordi neri spiccavano nitidi contro il bianco del cotone segnalando il punto in cui una sigaretta, evidentemente accesa, l'aveva attraversata per andare a perdersi fuori dalla finestra aperta. Tenendo la tenda tra le mani così da mostrarle in foro le chiese nuovamente se aveva fumato in casa. Quando lei negò ancora una volta scattò.

Quando la vide afferrare la tenda si preparò mentalmente alla fuga, così quando lei partì all'attacco era pronta e la schivò buttandosi di lato. Udì un imprecazione soffocata quando le dita di Giulia si chiusero a pochi centimetri dalla sua caviglia, incespicando cercò di aggirarla e guadagnare la porta così da scappare e lasciarla e cercare rifugio da qualche parte, mica poteva sculacciarla in pubblico. Non era ancora riuscita a guadagnare il corridoio quando si sentì afferrare per un braccio, molto più rapida di lei Giulia l'aveva raggiunta con un rapido scatto, si voltò e cercò di liberarsi cercando di colpirla con uno schiaffo.

A quanto pare aveva deciso di lottare, con il braccio libero cercò di colpirla al volto mentre mentre l'altro si muoveva come un pesce appena preso all'amo. Intercettò rapidamente il colpo e l'attirò a se per bloccarla contro di lei, il corpo più minuto di lei trovo quasi meccanicamente l'incastro perfetto. Francesca era circa 20 centimetri più bassa di lei e il suo capo trovata la sua naturale posizione tra il collo ed il seno di lei. La sentì arrendersi e rilassarsi tra le sue braccia, mentre i suoi scusa si mescolavano alle sensazioni che il calore del suo corpo le trasmetteva. Con lentezza abbassò il volto perché potessero guardarsi negli occhi mentre la destra la stringeva più saldamente sul fianco la sinistra cercò istintivamente la sua mano per prenderla con dolcezza.

Con passi incerti si lasciò condurre verso il divano dove avrebbe dovuto scontare la sua punizione, l'abbraccio di poco prima e il profumo di lei, un mix di sudore e del suo deodorante preferito, le avevano provocato un brivido sul fondo dello stomaco e si era ritrovata a desiderare il suo tocco sul suo corpo. Si fermò in piedi al suo fianco mentre lei si sedeva e le posava entrambe le braccia sui fianchi, sentì gli shorts scendere lentamente lungo i fianchi accompagnati dalle mutandine, non trattenne un fremito quando le mani di lei le sfiorarono il corpo e le posò un veloce bacio subito sotto l'ombelico prima di attirarla a se.

Prima di attirarla a se si concesse ancora un istante per guardarla dal basso verso l'alto. Lentamente seguì la linea delle sue gambe perfettamente depilate e lievemente abbronzate, nella lotta la leggera canottiera era salita sin sopra l'ombelico e pote seguire con lo sguardo l'intera curva dei fianchi prima di salire ancora sino al volto assorto in un espressione tra il curioso e il preoccupato. Con un leggero sorriso notò le forme accennate, silenti sentinelle di quello che lei stava provano in quel momento. Non riuscì a trattenersi e le posò un leggero bacio subito sotto l'ombelico prima di spingerla sulle sue ginocchia.

L'aria le uscì con un gemito dai polmoni quando sentì il primo colpo, stranamente la sculacciata era iniziata lentamente quasi che fosse più interessata a riscaldarla lentamente prima d'iniziare la punizione vera e propria. Solitamente Giulia non le chiedeva mai di contare i colpi, era una cosa che non le piaceva, quindi non seppe con precisione dopo quanto i colpi cominciarono a diventare più forti. Il bruciore cominciò però a farsi sentire e ormai ogni colpo le trasmetteva sensazioni simili a scariche elettriche lungo tutto il corpo. Tuttavia si sforzò di resistere, non voleva darle la soddisfazione di piangere e supplicare come succedeva ogni volta.

"Queste erano per aver fumato in casa, ora riceverai la punizione per avermi detto una bugia"

Le sue parole le strapparono un gemito, non appena i colpi avevano smesso di arrivare pensava che fosse finalmente finita, purtroppo si era sbagliata. Sentì qualcosa di ruvido e ondulato appoggiarsi sul suo già bruciante culetto e gli occhi le si riempirono instantaneamente di lacrime, Giulia aveva raccolto le infradito che lei aveva avuto ai piedi e che le erano sfuggire nella fuga ed ora una di esse stava per completare la punizione. Odiava quando succedeva, le infradito bruciavano terribilmente e ad ogni colpo le suole ondulate penetravano nella pelle aumentando la sensazione di bruciore. Al secondo colpo iniziò a piangere e dimenarsi, il bruciore era tremendo e ad ogni colpo aveva la sensazione che la ciabatta le stesse per strappare la pelle di dosso.

Giulia dovette utilizzare tutta la sua forza per trattenerla sulle sue ginocchia, dimenandosi in continuazione le stava rendendo particolarmente complicato terminare la punizione, quando aveva visto l'infradito vicino ai piedi aveva avuto un illuminazione, sapendo quanto lei odiasse tale strumento. Sapeva infatti che anche il colpo più leggero si rivelava particolarmente fastidioso a causa delle suole ondulate.

Quando il culetto di lei lei raggiunse un bel rosso acceso, decise che la punizione poteva concludersi. Lasciò cadere la ciabatta e contemplò il lavoro finito: Aveva sempre trovato molto interessante quella particolare parte di Francesca, le linee morbide e ben definite rivelavano il suo passato sportivo e il sole preso durante i pomeriggi passati a studiare al parco e sul terrazzo lo coloravano di un leggero color bronzo che ora variava gradualmente verso il rosso acceso. Lentamente, per non farle male, lo accarezzò con dolcezza sentendola fremere sotto di lei, con un dito seguì la curva del muscolo e risalì lungo tutta la spina dorsale sino a raggiungere la base del collo. Con studiata lentezza ritornò sui suoi passi virando verso il fianco invitandola silenziosamente ad alzarsi.
Quando lei fu a metà strada la segui facendo in modo di prenderla tra le braccia e sollevarla quasi fosse una bambina.

Quando si sentì sollevare da terra velocemente le passò un braccio attorno al collo per sorreggersi, lentamente girò la testa verso di lei e si perse nel bosco dei suoi occhi.

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