Lui e Lei - La Sveglia

Quando lei apri gli occhi la sveglia accanto al comodino segnava le 6 di un caldo lunedì mattina, dalla finestra socchiusa poteva sentire Milano lentamente svegliarsi dal torpore del weekend. In un lampo di lucidità il suo cervello gli ricordò quello che l'aspettava di li a un'ora, il suono insistente della sveglia, la metropolitana e poi una lunga giornata all'università. Un solo pensiero gli attraversava la mente "no oggi no, proprio non ne ho voglia", allungò la mano e velocemente spense la sveglia del cellulare. Crogiolandosi in questo pensiero si girò sul fianco destro e chiuse gli occhi, il respiro calmo del suo lui addormentato la cullò dolcemente facendola ricadere in un sonno profondo.

La sveglia suonò insistente, lui si sveglio dopo pochi istanti, quasi meccanicamente si alzò e andò in bagno a svegliarsi. Fu solo dopo essersi lavato e messo gli occhiali che la notò, dormiva con il volto sereno, un occhiata veloce alla sveglia "8:15" a quell'ora sarebbe dovuta essere a lezione, non ancora a dormire.
Prima ancora di vestirsi le posò quindi una mano sulla spalla e la chiamò dolcemente:

"svegliati, sei in ritardo all'università", lei rispose senza neanche aprire gli occhi "no oggi non vado, non sto bene ho la febbre".

La guardò ormai completamente sveglio, il viso sereno, capelli di un rosso scuro che le cadevano sulla canottiera leggera. Le posò una mano sulla fronte e la senti fresca.

"dai su non fare i capricci, non sembra proprio che tu abbia la febbre, e sono gli ultimi giorni di lezione, devi andare, altrimenti come lo passi l'esame?"

Lei sbuffò, apri gli occhi e non trattenne il lampo sbarazzino che li attraversò,

"no, no non vado, ti dico che ho la febbre"

il tono di voce però non era convinto e Lui fiutò qualcosa.
Una mano si posizionò sul fianco di lei e l'altra andò verso il cassetto

"va bene, però prima di andare al lavoro voglio misurarti la temperatura, voglio essere sicuro che non sia nulla".

Il volto la tradì diventando prima bianco e poi arrossendo velocemente quando percepì la posizione della mano di lui e vide il termometro uscire dal cassetto del comodino, quello non era il termometro che veniva usato di solito per misurare la temperatura, quello era il termometro che avevano usato altre volte per misurarne una molto particolare.

Quasi rassegnata si girò lentamente a pancia sotto, ancora intontita dal sonno non ebbe la prontezza di  protestare e forse, a lasciarlo fare, poteva scampare alla punizione che sarebbe seguita quando il mercurio non avrebbe superato il 37.

Con un brivido senti l'elastico delle mutandine scendere inesorabile verso il basso, il tempo sembrava essersi rallentato improvvisamente, poteva sentirlo scorrere centimetro per centimetro, la pelle scoperta veniva accarezzata da una leggerissima brezza fresca e sembrava essere diventata molto più sensibile del solito.
Affondò la testa nel cuscino chiudendo forte gli occhi, come a trattenere la tensione che le stava attraversando un corpo che diventava sempre più ingovernabile. Strinse i denti cercando d'impedire al suo bacino d'inarcarsi verso l'alto per agevolare la scomparsa delle mutandine. Lui sembrò accorgersene perché non appena l'elastico superò la cima delle sue due colline gemelle velocizzò il tutto ed in un lampo sentì le mutandine sfuggire dai piedi leggermente sollevati. Ora era completamente esposta alla sua vista e al suo volere.

Lui aveva ormai mangiato la foglia e si prese tutto il tempo necessario, lentamente estrasse il termometro dalla custodia in plastica che lo conteneva mentre nell'aria si diffondeva un familiare profumo di aloe. Applicò sul dito alcune gocce di gel e rimase fermo per un attimo a guardarla, la luce che filtrava dalle tapparelle accendeva di riflessi i suoi capelli ed evidenziava le forme di un corpo ben disegnato da anni di attività fisica. Lei era completamente immobile, solamente l'alzarsi e l'abbassarsi ritmico della schiena gli confermava che quella che aveva davanti era la sua Lei e non una splendida statua.

Non riuscì a trattenere un sussulto quando senti le sue mani appoggiarsi su di lei, con movimenti circolari il suo dito distribuì il familiare gel, mentre rimanere immobile diventava sempre più difficile. Con lento movimento di bacino si spinse contro il dito di lui, come ad invitarlo ad altre attività, lo sentì entrare dentro di lei e per un attimo pensò d'avercela fatta.

"No cara la mia monella" velocemente allontanò la destra da lei, mentre la sinistra continuava a tenerla ferma, "se hai la febbre non puoi certo dedicarti a simili attività".

Un accenno di sorriso attraversò il volto di lui, la tentazione era forte, ma non aveva nessuna intenzione di fargliela passare liscia. Dal cuscino emerse un misto di sospiro e lamento, mentre il bacino di lei veniva nuovamente spinto leggermente verso l'alto in un esplicito invito. Il freddo della punta del termometro le comunicò che anche il suo ultimo tentativo era miseramente fallito, quello che stava lentamente entrando dentro di lei non era Lui, ma il giudice inflessibile la cui sentenza lei già conosceva bene.
Le calde mani di lui sul suo culetto e il freddo termometro che la solleticava, immobile sul letto si lasciava trasportare dalle sensazioni che le attraversavano tutto il corpo. Sapeva che dopo sarebbero seguite altre sensazioni, ma non era quello il momento di pensarci.

Un lieve gemito di protesta accompagno la rimozione dello strumento di misurazione, come immaginava di febbre non ce n'era traccia. Senti dentro di lui crescere la rabbia e l'eccitazione, non sapeva se l'aveva fatto apposta oppure era stato il capriccio di un momento, ma aveva scelto male i tempi: non sapeva che in ufficio, viste le vacanze imminenti, avevano chiuso quasi tutto il lavoro in sospeso, aveva tutto il tempo del mondo per dedicarsi alla sua monella.

Aspettò a lungo prima di agire, lasciando che la tensione raggiungesse il massimo, mentre con la destra appoggiava il termometro sul comodino spostava la sinistra sui reni di lei, aumentando leggermente la pressione per assicurarsi che non sfuggisse alla meritata punizione.

Il primo colpo la colse di sorpresa e la fece sussultare, non era la prima volta che si trovava in una situazione simile e ben conosceva il suo ritmo crescente. Tuttavia questa volta era diverso, il primo colpo non era stato preceduto da nessun suono o movimento, la sua voce non aveva scandito la temperatura rivelata dal termometro e neppure pronunciato parole di rimprovero. Era ancora immersa nei suoi pensieri quando arrivò il secondo colpo, leggermente più forte del primo andò ad infrangersi all'opposto del precedente, questa volta non ci fu sorpresa, ma un brivido che percorse tutta la spina dorsale in entrambe le direzioni. Affondò il volto nel cuscino e strinse i denti, ma sapeva che non avrebbe resistito a lungo, i colpi cadevano inesorabili, ora più in alto, ora più in basso, in un crescendo di forza mentre sensazioni opposte si sprigionavano lungo tutto il suo corpo.

Dopo pochi colpi perdette il conto, concentrandosi sul dove colpire e sulla forza da imprimere ad ogni colpo. Si trattava di una punizione e prestava particolare attenzione a non sfiorarle i punti più sensibili, sapeva che sarebbero bastati pochi colpi ben direzionati a trasformare la punizione in qualcosa di altro, ma non voleva. Sotto di lui la vedeva tendersi e rilassarsi ad ogni colpo, quasi che il loro corpi si muovessero seguendo la medesima coreografia, più la mano di lui si allontanava, più Lei si rilassava, per poi contrarsi quando i loro corpi s'incontravano nuovamente emettendo il caratteristico suono che universalmente caratterizzava quel tipo di punizione.

Piacere e dolore, dolore e piacere, non si aspettava quell'esito quando aveva spento la sveglia sullo smartphone, è vero alle volte aveva l'aveva provocato volontariamente con il preciso intento di ritrovarsi sulle sue ginocchia, ma mai poco prima che lui uscisse per andare in ufficio e lei all'università. Che senso aveva iniziare un tale gioco se non vi era la possibilità di concluderlo accoccolata tra le sue braccia per ore.

Questo pensava una piccola parte di Lei, come se la piccola monella si rifiutasse di accettare la situazione. Il resto del corpo la pensava all'opposto, troppo concentrato sul misto di dolore e piacere che seguiva ad ogni colpo in un crescendo di sensazioni che sembrava destinato a durare a lungo.

Si fermo un attimo a contemplare lo spettacolo che aveva davanti, il corpo di lei ricoperto da un velo di sudore sembrava brillare, ogni curva evidenziata dalla luce che filtrava dalle tapparelle ancora abbassate. Non aveva volutamente forzato troppo i colpi tuttavia nella penombra i lunghi capelli rossi sembravano avere il medesimo colore dei suoi fianchi. Allentò lentamente la pressione sulla schiena di lei e lasciò scorrere la mano verso l'alto seguendola volutamente con il resto del corpo.

Senti i capelli che le venivano scostati dal viso e l'alito caldo di lui sul collo, capì che la punizione era finita e lentamente sollevò il viso dal cuscino, si era trattenuta il più possibile ma ugualmente alcune lacrime erano fuggite insolenti andando a perdersi nella fodera scura. Quando voltò la testa pote quindi sentirle sulla guancia, ma non ci fece molto caso, perché dopo pochi instanti incontrò le labbra di lui.

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