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Visualizzazione dei post da 2018

Tre paperelle

“3:50” il display del cellulare illuminò per un istante la penombra del lungo bancone in legno che divideva la prosperosa barista dai tavoli ormai vuoti. Ancora 600 secondi e avrebbe potuto chiudere la pesante serranda metallica e con lei la peggior settimana dell’anno: la settimana della moda. Ogni anno migliaia di persone si riversavano in strada per tutta la notte e, sebbene i guadagni salissero considerevolmente, ormai non aveva più l’età per sopportare le decine e decine di ragazzine ubriache che incontrava ad ogni angolo. Mentalmente si annotò di lasciare che fossero i suoi dipendenti a gestire il pub l’anno successivo, col cavolo che gli concedeva di uscire prima ancora una volta. 3:55 Contando i secondi iniziò a sistemare il retro del bancone, riallineando le bottiglie e segnandosi quelle che avrebbe dovuto riordinare, aveva dato fondo alla sua scorta di birra e doveva assolutamente ordinarne una scorta prima della partita di mercoledì. Persa nei suoi pensieri non

Al numero 10: L'elfo domestico

Un paio di settimane dopo lo “scontro” tra Ron e Hermione al numero 10 le cose sembravano aver finalmente preso la direzione giusta: Il lavoro di Harry e Ron li teneva molto impegnati, anche se il secondo aveva notato che le missioni dell’amico coincidevano spesso con le partire in trasferta di una certa giocatrice delle Holyhead Harpies. Hermione aveva finalmente ultimato la traduzione de “Le Fiabe di Beda il Bardo” che l’era stata commissionata un anno prima e stava trattando il suo ingresso al Ministero della Magia. Fu quindi con le migliori intenzioni che quella mattina Ron scese di buon ora per fare colazione, Harry era in missione in Irlanda (così come le HolyHead Harpies) e Ron non vedeva l’ora di godersi un tranquillo weekend con la sua streghetta preferita. Con sua grande sorpresa la streghetta sembrava esser svanita, non c’era traccia di lei in nessuna stanza del piano terra anche se tanti piccoli indizi lasciavano pensare che fosse stata li fino a poco tempo prima. Afferra

Al numero 10

Erano passati ormai tre anni da quando Lord Voldemort era stato sconfitto, il mondo magico si stava lasciando lentamente alle spalle l'oscuro periodo di terrore chiusosi con la seconda battaglia di Hogwarts e tutti sembravano aver ripreso il filo delle loro vite, tutti tranne Hermione. Dopo essere riusciti a concludere gli studi, con ottimi voti, grazie ad una serie eccezionale di esami (Hermione era riuscita ad ottenere un numero di M.A.G.O. da record) a lei, Harry e Ron era stato offerto un posto da aspiranti Auron al Ministero, ma con sorpresa di tutti quanti Hermione l’aveva rifiutato dichiarando di volersi dedicare allo studio delle Antiche Rune. Inizialmente Harry e Ron avevano accettato di buon grado e le avevano offerto di trasferirsi con loro a Londra per rimanere insieme e continuare l'opera di bonifica di Grimmauld Place. Per i primi tempi le cose erano andate abbastanza bene e la casa, una volta luogo dedicato alle arti oscure, era rapidamente diventata una sorta d

La stagista

Imprecando lanciò il mouse contro il muro, il suo collega non si scompose, tolse lentamente le cuffie dalle orecchie e fece una domanda molto semplice: “che ha combinato?”.   Erano infatti diverse settimane che il suo capo ufficio era alle prese con una nuova stagista che gli era stata imposta: 25 anni, capelli color dell’ebano e profondi occhi color ghiaccio inizialmente aveva causato non poco trambusto tra la decina di nerd che formavano il suo team. Era da molto che aspettavano rinforzi e l’idea che i rinforzi possedessero una terza abbondante e un corpo ben formato non gli dispiaceva affatto. Purtroppo per loro già dopo pochi giorni fu evidente la poca dimestichezza con l’informatica della nuova arrivata. Era tuttavia bastata una sola richiesta all’ufficio del personale per chiarire la situazione: con un ghigno la sua collega gli sventolò sotto il naso la foto della sua nuova stagista che scendeva dalla Jaguar del CEO soffocarono ogni sua protesta. Da quel giorn

Una gattina svogliata

Era stata una giornata terribile, trascorsa tra il caos di richieste impossibili e l’insopportabile inedia di chi è costretto ad aspettare il lavoro di qualcun altro. Con irritazione palpabile percorse il centinaio di metri che separavano la metropolitana dalla porta di casa, smanioso di liberarsi di giacca e jeans e poter finalmente mettere a riposo il cervello ormai pulsante. Appena entrato in casa l’accolse il rumore della tivù accesa, ma nessun cenno di saluto. Gli bastò percorrere qualche passo per scoprirla addormentata sul divano, accanto a lei un pacchetto di patatine ormai vuoto e i piatti ormai incrostati del pranzo di quel giorno. Un rapido sguardo attorno alla stanza gli confermò che nessuno aveva riordinato, i piatti della sera prima erano ancora in attesa nel lavello e i pani si erano ormai asciugati dentro la lavatrice. Un colpo di tosse irritato la strappò bruscamente dal sonno, sobbalzando si rese conto d’essere nei guai. Lui la fissava a braccia conserte e lei si

Una gattina e una tazza di tè

Dalla teiera in porcellana si levava un rovente filo di fumo che le attraversava il petto e le scompigliava la ribelle ciocca di capelli che le stuzzicava la punta del naso, immobile cercava però di resistere alla tentazione di posare il vassoio e grattarselo vigorosamente. Aveva deciso di servire il tè al suo padrone e ora doveva rimanere immobile in attesa che lui le desse il permesso di posare il vassoio e riempire le tazze. Come le era stato ordinato non indossava nulla ad eccezione del collarino in stoffa nera che simboleggiava la sua appartenenza e la coda che le solleticava le cosce e la costringeva a tenere stretti i glutei per il timore che potesse scivolare e cadere a terra con un tonfo metallico. Lui sembrava ignorarla e continuava a leggere i documenti che gli avevano consegnato poco prima di uscire dall’ufficio e che si era portato a casa per chiudere per tempo un grosso progetto. Non si era ancora cambiato e indossava la camicia e i jeans con cui era andato al lavoro an