Lui e Lei - Tanti piccoli pezzi

Odiava i lavori di casa, gli aveva promesso che avrebbe passato l'aspirapolvere, ma già dopo aver pulito solamente la camera ne aveva abbastanza. Sbuffò e la spense per la decima volta e andò in cucina a cercare qualcosa di fresco da bere, si bloccò però sulla soglia: il suo sguardo traditore si era posato sul cucchiaio di legno che Lui aveva lasciato sul lavello. Sentì i muscoli contrarsi quasi che potesse animarsi e avventarsi sul suo culetto senza l'aiuto di Lui. Con un sospiro andò a prendere lo smartphone e, dopo aver indossato le cuffie, alzò il volume sino a che non sentì più il suono dell'aspirapolvere. Il forte crash oscurò la voce di J-Ax e la fece sobbalzare, con una lieve imprecazione si girò quindi verso la fonte del rumore e sbiancò. L'anfora ateniese che Lui aveva comprato in una vecchia vacanza in grecia era a pezzi, piccoli pezzi di argilla si erano dispersi per tutta la sala e una piccola dea Atena la fissava con uno sguardo che sembrava dire "Adesso vedrai che cosa ti succederà" Era decisamente nei guai. Il suo lui era molto affezionato a quel vaso, gli era stato donato da un anziano archeologo Ateniese e, anche se lui stesso ne dubitava, si trattava di un vaso risalente al 600 A.C. Poteva già sentire le sue urla furiose e il rumore della cinta che scivolava via dai suoi jeans. Doveva assolutamente escogitare qualcosa per impedirgli di punirla, verificò l'orologio aveva ancora un paio d'ore per cancellare ogni traccia del suo misfatto. Quando rientrò in casa non pote trattenere un sorriso, già dalle scale aveva potuto assaporare il fragrante profumo di quella che si annunciava come una cena deliziosa a base di frutti di mare. Entrando in cucina si trovò di fronte ad una visione che avrebbe dimenticato con molta difficoltà. Lei gli sorrideva dietro una tavola perfettamente apparecchiata, nei piatti due fumanti porzioni di spaghetti ai frutti di mare e al suo centro due bottiglie d'invitante Vermentino la cui bottiglia brillava d'infinite goccioline di gelida condensa, Ma il vero capolavoro era lei. I corti capelli rossi le incorniciavano il viso dolce ed esaltato da un leggero tocco di matita azzurra attorno agli occhi e da un brillante rossetto rosa. Un mondo intero dentro i suoi occhi color del cielo di montagna. Indossava un corto abitino nero senza spalline che si apriva a cuore lasciando scoperta la parte superiore del seno e terminado in una leggerissima v quasi a metà del petto. Il bustino aderente sfumava in una larga gonna in tulle e raso che le arrivava poco sopra le ginocchia. Da dove si trovava poteva scorgere solo una parte delle lunghe gambe perfettamente lisce, ma tutto ciò era più che sufficiente a toglierli il fiato. Quando vide i suoi occhi capì d'essere riuscita nel suo intento, mentre sentiva il viso arrossarsi leggermente e un genuino sorriso carico di timidezza fare capolino. Abbassò lo sguardo e si scostò leggermente dal tavolo per permettergli di stringerla tra le braccia, ma fu un solo braccio ad attirarla a lui, mentre delicatamente l'altra mano le sollevava leggermente il mento verso l'altro e le loro labbra s'incontravano in un lungo bacio. Alla pasta seguì il filetto di pesce spada e rapidamente si esaurì anche la seconda bottiglia di vino, aveva passato quasi tutta la serata a guardarla e ormai non resisteva quasi più alla tentazione. Quando anche l'ultimo boccone di pesce spada fu tolto dal piatto si alzò dalla sedi e in un attimo le fu accanto. "Il dolce dopo amore..." La prese in braccio e ignorando le sue proteste si diresse verso la camera da letto rivolgendogli uno sguardo che avrebbe fatto arrossire chiunque, si perse nei suoi occhi mentre la trasportava verso la loro camera da letto e ignorò tutto il resto. Rimase perplessa quando la depose delicatamente accanto al letto e trattenne il respiro quando gli girò attorno. "Rimani così, non ti muovere qualsiasi cosa io faccia" Le bisbigliò all'orecchio, per poi procurarle un leggero brivido quando le depose un bacio tra il collo e la spalla. Sentì la sua mano poggiarsi delicatamente sulle scapole e la zip del suo vestito scendere lentamente verso il basso, mentre un fremito le accendeva il ventre. Bastarono pochi istanti e lo splendido vestito era a terra lasciando il suo corpo perfettamente liscio completamente esposto. La fresca aria di fine estate le inturgidì i capezzoli e le ricoprì il corpo di una morbida pelle d'oca. Sentì il corpo di lui aderire al suo e le sue braccia cingerle i fianchi, trattenne il fiato ancora una volta. "Adesso ti sdraierai a pancia in giù sul letto e riceverai la prima parte della tua punizione, non credere che non abbia notato la mancanza del vaso" La sentì irrigidirsi contro di lui a quelle parole, mentre iniziò a guidarla verso il letto tenendola per mano. L'aiutò quindi a salire su di esso e sistemò per lei i cuscini in modo che potesse stare comoda. Una volta che fu nella posizione corretta le si sedette accanto. "Amore come sai il vaso che hai distrutto mi era molto caro, quindi ti punirò. Ogni sera, prima di andare a dormire, per una settimana ti sdraierai completamente nuda in questa punizione e riceverai la tua punizione, hai capito" Rimase senza parole, una settimana era lunghissima e che cosa intendeva con "Punizione", non avrebbe sopportato una settimana di cinghia e neppure una settimana di spazzola. "Ho capito amore, però...ti prego puniscimi solo ora, non farlo per una settimana...sarò buona" Il familiare rumore della sua mano sul suo culetto pose fine alle sue proteste. Non si trattava di un colpo forte, ma le fece instintivamente affondare il volto sul cuscino. Uno dopo l'altro i colpi cadevano lenti e pesanti e in breve un intenso calore iniziò ad invaderle i fianchi e le lacrime iniziarono a bagnare il cuscino. Colpiva preciso assicurandosi di non colpire mai due volte lo stesso punto, colpendola ancora e ancora mentre nella sua mente contava i colpi uno ad uno. Improvvisi come erano venuti i colpi cessarono, singhiozzava in silenzio contro il cuscino non trovando il coraggio di alzare gli occhi, la sculacciata non era durata molto ma i colpi erano stati molto dolorosi. Iniziò a lamentarsi quando sentì la sua mano posarsi sulla sua pelle arrossata "No...ti prego..basta...sculacciate" Disse quelle parole senza alzare il viso dal cuscino, ma si zittì subito quando sentì il cassetto del comodino aprirsi. "Girati verso di me piccola" Ubbidiente voltò la testa verso di lui e vide quello che stava tendendo tra le dita, era si trattava di un butt plug argentato che avevano comprato qualche tempo fa, ma che non avevano mai usato perché lei lo riteneva troppo grosso. Scosse quindi leggermente la testa comprendendo le sue intenzioni. "No...ti prego altre sculacciate, ma quello no" Sorrise gentile verso di lei, ma mentre lo faceva ungeva l'oggetto che aveva scelto di lubrificante e accarezzava il suo culetto arrossato. "Piccola lo indosserai ogni sera dopo la punizione e non lo toglierai sino al mattino dopo, altrimenti...." Non ci fu bisogno che completasse la frase, non aveva nessuna intenzione di scoprire cosa le avrebbe fatto, aveva la sensazione che centrasse qualche altro strumento. Incurvò invece la schiena appoggiandosi sui gomiti, così da offrirgli una visione molto nitida dell'oggetto del suo interesse. Sentì un suo dito poggiarsi su di lei ed ungerla delicatamente, ruotando le dita e facendole rilassare i muscoli. Sentiva il desiderio aumentare e fondersi con il bruciore che le risaliva dai fianchi. Il metallo era freddo e duro, premeva contro di lei ruotando delicatamente, respirò profondamente e iniziò ad agevolare le sue spinte sentendolo entrare lentamente dentro di lei. Si morse il labbro trattenendo un gemito e con un ultimo movimento lo accolse interamente dentro di lei. "Brava piccola, ora rimani qui stesa per qualche minuto, poi raggiungimi in sala per il gelato e la crema" Le posò un delicato bacio sulla pelle arrossata e si alzò lasciandola li sola, mentre il freddo del metallo si mescolava al calore della sua pelle e il desiderio montava dentro di lei.

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