F&G - Petardi

Si svegliò più di un ora prima del solito, aveva bisogno di molto tempo per quello che aveva in mente. Si vestì con insolita rapidità, prestando attenzione a non fare il minimo rumore, e poi entrò in azione:
Prese la borsa della palestra, che aveva "involontariamente" lasciato a portata di mano, e iniziò a riempirla: cucchiai (di legno e di ferro che non si sa mai), tutte le loro cinture e i diversi attrezzi nascosti nel terzo cassetto del comodino. Quando fu sulla porta si ricordò improvvisamente delle tende della cucina e nascose anche quelle.
Una volta raccolto tutto lo portò molto velocemente in garage e si assicurò di chiudere bene la porta, poi salì nuovamente in casa.

Giulia dormiva ancora, nessuna traccia di un imminente risveglio, il piano era quindi pienamente riuscito. Si concesse qualche istante per riprendere fiato, mentre una singola goccia di sudore le scendeva lungo il collo e si perdeva nei seni abbronzati.

Il rumore dell'accendino le parve fortissimo e le fece trattenere il fiato, ma Giulia sembrava non essersi accorta di nulla, avvicinò la flebile fiamma alla miccia e tutto si svolse in un attimo. Le rapide esplosioni e Giulia che saltava sul letto terrorizzata, gli splendidi occhi verde scuro completamente aperti e la bocca spalancata in un muto grido di terrore. Francesca che rideva fortissimo e poi schizzava verso la porta chiudendola dietro di se. Quando entrò al lavoro, mezz'ora dopo, stava ancora ridendo.

"Ti uccido"

Il brevissimo messaggio di Giulia preannunciava una serata movimentata.


Impiegò 15 minuti buoni per riprendere il controllo di se, poteva sentire il cuore quasi uscire dal petto e il respiro le usciva rumorosamente dalla gola. Non si accorse subito che Francesca era sparita e solo quando vide l'accendino e i resti dei petardi capì realmente cos'era successo.
Bastò un istante e la fiamma che covava dentro di lei si accese impetuosa, le sembrava quasi di sentirla scorrerle lungo le braccia e il collo mentre i muscoli si tendevano preparandosi all'azione. Schizzò quindi sotto la doccia per far sbollire l'inutile rabbia del momento e concentrarsi su quello che le avrebbe fatto una volta rientrata a casa.

"La uccido quella disgraziata, questa volta sul serio non si potrà sedersi per una settimana"

Borbottava tra se mentre frugava in casa alla ricerca degli strumenti che le aveva nascosto. Nessun contenitore della casa fu risparmiato, dalle valigie sopra l'armadio ai piccoli porta spezie della cucina (anche se non era certa di cosa avrebbe potuto nascondere li dentro). Non trovò nulla di quello che stava cercando, anche se in un vecchio portafoglio trovò 20 euro e  sul fondo di un cassetto la patente che era convinta d'aver smarrito 6 mesi prima.

"Giuro questa volta non ti siederai per un mese, comincia già a farti dare le ferie"

Il secondo messaggio di Giulia le fece capire che si era resa conto che aveva accuratamente nascosto in garage tutti gli strumenti utili alla sua punizione. Mentre il piccolo rigonfiamento dei jeans la rassicurava sulla collocazione dell'unico paio di chiavi.

--

Finalmente arrivarono le 18 e si diresse verso casa, Giulia non si era fatta sentire per tutto il giorno e la tensione per la punizione imminente si era fatta sempre più acuta man mano che si avvicinava l'ora di rientrare. Nessuna telefonata furiosa, nessun altro messaggio dopo quei due. Non sapeva cosa stava architettando e una piccola parte di lei temeva d'aver esagerato, e se lei si fosse stufata di lei? e se quando fosse rientrata in casa avesse non l'avesse trovata? Mille pensieri le vorticavano in testa quando trattenendo il respiro varcò la porta di casa.

Giulia era seduta sul divano immersa in un libro, il tavolo già apparecchiato attendeva che lei preparasse la cena, in giro nulla lasciava presagire una tempesta.

"Ciao Amore, com'è andata oggi?"

Il suo corpo si tese quando le andò in contro per salutarla, quasi non rispose al leggero bacio che le posò sulle labbra ermeticamente chiuse, ma cosa stava succedendo? dov'era la scenata che si aspettava?

"Ciao Amore, si si inizio subito"

La voce strozzata tradì tutta la sua tensione, mentre le voltava le spalle e andava verso la cucina. Non vide il leggero sorriso che si accese sul viso di Giulia dietro di lei.
La mano gli tremava mentre tagliava i pomodori per l'insalata e dovette fare un lungo sospiro per evitare di tagliarsi via un dito.
Improvvisamente sentì una mano posarsi sul suo braccio e il suo seno sulla schiena e sobbalzò lasciando cadere coltello e pomodori.

"Lascia stare finisco io, tu va a sederti"

Giulia le diede un bacio sul collo scatenandole un brivido prima di lasciarla. Si sedette quindi ancor più perplessa e tesa, sentendosi come un topolino in trappola in attesa del colpo mortale.
Non mangiò molto, lo stomaco completamente contratto e tutti i muscoli in tensione, la conversazione a tavola era portata avanti da Giulia, che poco alla volta stava facendosi raccontare la giornata. Ancora nessun accenno a quello successo al mattino o alle cose sparite da casa.

Finirono il pasto in silenzio e titubante si alzò per iniziare a sparecchiare. Fu questione di un attimo, si mise dietro di lei e la sollevò tra le braccia.

"Andiamo di la Amore, ci sarà tempo per sparecchiare"

Un appassionato bacio troncò sul nascere la sua protesta stordendola, mentre un leggero dubbio le attanagliò le viscere. Ubbidiente si lasciò spogliare incerta se prendere o meno l'iniziativa, la paura e il timore quasi non le facevano sentire le dita di lei che la sfioravano e accarezzavano.

"Voltati sulla schiena"

Il comando arrivò dolce e deciso, accompagnato dalla pressione delle mani di lei che la guidavano nella posizione corretta. Poi qualcosa cambiò, intercettò un bagliore nei suoi occhi e un sorriso sadico, capì quindi di essere in trappola.

Un cappio fece la sua comparsa da sotto il materasso e rapidamente le strinse i polsi bloccandola contro la spalliera. Una fascetta di plastica andò quindi a stringersi sul tessuto bloccandole completamente le braccia. Aprì la bocca per accennare una protesta, ma subito il respiro le fu mozzato da un'altro fazzoletto appallottolato e dal suo gemello che le si legò attorno alla nuca mantenendo il primo in posizione.

"Am...etta...che.....i.f...n.o......p...o...mati"

Il fazzoletto le impediva di parlare e implorare, e le braccia ben fissate alla spalliera non erano d'aiuto. Sapeva per esperienza che scalciare non sarebbe servito a nulla, era venuto il momento di pagare il conto.
Il primo colpo ebbe l'effetto di una doccia calda, una scossa le attraversò il corpo sciogliendo di colpo tutta la tensione accumulata durante il giorno stordendola.
Quasi non si accorse che stava utilizzando la mano. Caddero diversi colpi, in un crescendo di forza, prima che le rivolgesse la parola.

"Pensavi d'aver nascosto tutto, invece ti sei dimenticata della cassetta degli attrezzi nel ripostiglio ed ora vedrai che ti succede"

Il calo di tensione aveva dissipato tutta l'adrenalina e ora ogni colpo le trasmetteva fitte dolorose, mentre il bruciore cominciava a farsi sentire. Non trattenendosi iniziò a piangere e a chiedere perdono, anche se il fazzoletto faceva uscire una sillaba ogni dieci.
Una mano le si poggiò sul culetto già rosso, mentre l'altra le tirava leggermente i capelli per farla girare. Seguendo l'indicazione voltò la testa trovandosi a fissare gli occhi di Giulia...lesse al suo intero l'amore e l'ira che gli erano familiare..e qualcosa si accese dentro di lei.

"Mi dispiace per te, ma nella tua meticolosa opera di mascheramento hai tralasciato un paio di cose"

Seguendo il percorso suggerito da quegli splendidi occhi verdi da lupa scorse sul comodino un intreccio di cavo elettrico e si sentì invadere dal timore. Si ricordava benissimo del giorno in cui un loro amico era venuto a sistemare un paio di prese elettriche e ben sapendo dei vari utilizzi possibili di quei cavi aveva accuratamente nascosto i caricatori e i cavetti di cellulare e computer, ma aveva dimenticato quel rotolo di filo abbandonato sul fondo del ripostiglio. Giulia aveva accuratamente intrecciato il cavo in una specie di frustino dall'aria estremamente rigida e dolorosa e ora stava per usarlo contro di lei.
Oltre al cavo erano appoggiate sul comodino anche le cinture dei loro accappatoi, ma li per li pensò che fossero solo per legarla. La sua attenzione era concentrata sul pericolosissimo cavo.

"N..t..pr.g...c'...l.m.t.ll..l..d.ntr...f.r..m.l.ss.m...F.r..t.tt..q..ll..ch..v..."

Provò ad urlare e a liberarsi, ma era in trappola. Il frustino improvvisato si stava rivelando particolarmente efficace e ad ogni colpo lingue di fuoco le attraversavano il culetto. Dalla posizione in cui era infatti Francesca poteva colpirle il fondoschiena trasversalmente. Il cavo le affondava nella carne e poteva sentirne l'intreccio arrossarle la pelle.
Ormai in preda al dolore e alla paura implorava, piangeva e urlava, ma il fazzoletto le impediva di parlare.

I colpi s'interruppero e Giulia si chinò nuovamente su di lei, senza una parola le tolse il bavaglio.

"Francesca avevo previsto di punirti ancora ma mi sembri molto dispiaciuta...Se mi chiedi scusa la smetto e poi coccole"

A freddo sarebbe stata sicura della risposta, il caldo bruciore del culetto e il mascara che le colava lungo le guance urlavano un fortissimo "SCUSA" suggerendole i più svariati modi di farsi perdonare. Tuttavia dentro di se sentiva qualcos'altro, una familiare sensazione di caldo e attesa...il familiare fuoco che si accendeva verso di lei quando stava per fare qualche marachella...le sputò addosso, o meglio aveva puntato decisamente verso il basso e la poca saliva le aveva appena sfiorato il mento di lei.
Avrebbe potuto serrare i denti e approfittare, ma si limitò a morderle la mano quando lei la imbavagliò nuovamente.

La vide sparire con in mano entrambe le cinture degli accappatoi e altre domande le emersero dai recessi della mente.

"Che cavolo voleva fare con quelle..."

Lo scrosciare dell'acqua la illuminò, ricordandole come gli asciugamani bagnati erano molto dolorosi se usati in modo improprio. Quando la vide tornare impugnandole entrambe con la mano destra ebbe la conferma.

Il rumore e il successivo dolore le risultarono nuovi, le cinghie non erano particolarmente rigide, ma la loro elasticità si riversava interamente sul suo fondoschiena con uno schiocco profondo e le facevano contrarre i muscoli in modo molto doloroso. Ormai completamente presa dalle molteplici sensazioni si abbandonò completamente sussultando e singhiozzando ad ogni colpo.

Tremava ancora quando dopo pochi colpi Giulia la slegò completamente lasciandolo singhiozzare sul letto, il sedere completamente in fiamme e il corpo scosso dalle molteplici emozioni. Sussultò quando le si sedette accanto e le fece poggiare la testa sul suo grembo. Il suo profumo le fece arricciare le narici e percepì chiaramente il desiderio e l'amore che provava.

Erano quasi le undici quando si alzarono dal letto per andare a sparecchiare.

Commenti

Post popolari in questo blog

La Teoria del Riccio - Parte 3

F&G - Non dovevate studiare ?

La Teoria del Riccio - Parte 1