F&G - Una parola di troppo

Quando le vide entrare nel locale Francesca capì subito che quel gruppetto di ragazze in abiti firmati e con decisamente troppo trucco le avrebbero causato qualche problema. Quella che doveva essere il leader, guido le altre verso un tavolo al centro della sala senza attendere l'arrivo di un cameriere, sguardo alto e petto in fuori guardava tutti dall'alto di un tacco dodici stringendo a se una piccola borsa che a prima vista costava quanto più di quello che Francesca guadagnava in un paio di mesi di lavoro.
Decorandosi quindi il volto con un gentile sorriso di circostanza portò loro il menu:

"Buonasera, ecco il nostro menù..."

La medesima ragazza di prima la interruppe senza lasciarle il tempo di concludere la frase.

"5 Bellini e mi raccomando che sia vera polpa di pesca"

Ordinò senza neppure alzare gli occhi dal cellulare e con un tono acido, le sue amiche annuirono all'unisono come tante marionette.
Ritornando verso il bancone però Francesca non riuscì a trattenere una lunga occhiata a una di loro:
Due occhi di smeraldo all'interno dei quali si poteva scorgere il mar dei Caraibi e un'infinita costellazione di lentiggini decoravano un volto dai lineamenti delicati e decisi nello stesso tempo. La pelle candida in netto contrasto con la lunga cascata di riccioli ramati che catturava le molteplici luci del locale.
Francesca si riscosse in pochi secondi, e si allontanò spedita senza udire la serie di sussurri che provenivano dal tavolo, tuttavia mentre serviva gli altri avventori senti più volte i loro occhi dietro la testa.
Tornò da loro dopo circa 15 minuti tenendo in equilibrio i 5 bellini, li servì uno ad uno sforzandosi di non far cadere lo sguardo sulle profonde scollature, anche se non sempre vi riuscì.

"Ragazze sono ..."

Ancora una volta la medesima ragazza di prima la interruppe porgendole tra le dita una scura carta di credito. Francesca prese con delicatezza la carta sfiorandole inavvertitamente le dita molto curate, la sentì ritrarsi con uno gesto stizzito mentre le sue orecchie captarono un "che schifo" appena sussurrato. Concentro la sua attenzione sulla carta che aveva in mano trattenendo un commento di risposta, fu in quel momento che notò il nome sulla carta, si trattava indubbiamente di un nome maschile.

"Perdonatemi, ma non credo possiate utilizzare questa carta, a meno che qualcuna di voi non si chiami in realtà Marco naturalmente"

Non riuscì a trattenere una leggerissima nota sarcastica nella voce.
La ragazza alzò gli occhi per la prima volta per incrociare i suoi gonfiando il petto:

"Tu fatti i cazzi tuoi stupida lesbica, o prendi quella carta e vattene. Non hai delle tette da succhiare da qualche parte?"

Francesca sentì l'adrenalina prendere il sopravvento e un velo rosso le calò sugli occhi. Affondò quindi le unghie nel palmo della mano in un estremo tentativo di controllarsi mentre le parole le uscivano dalla bocca come le avesse pronunciate un'altra persona:

"Non lo decido io, semplicemente non puoi pagare con una carta di credito non tua, puoi andare al bancomat qui fuori o far pagare qualcun'altra. Non mi interessa"

La ragazza si alzò dal tavolo e iniziò ad urlarle in faccia un torrente di insulti di ogni genere. Francesca rimase immobile fissandola, poteva vedere le minuscole vene sul volto di lei gonfiarsi e pompare più sangue possibile verso il volto che diventava sempre più rosso.

"Crack"

l'impatto tra la fronte di Francesca e il naso della tipa causò un forte rumore di osso spezzato. Calò il silenzio, Francesca senza dire una parola lasciò cadere la carta di credito e, dopo aver posato il vassoio sul bancone del bar uscì e se ne tornò a casa. Il barista vide chiaramente il sorriso soddisfatto che le illuminava il volto.

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