F&G - In Piscina

Il caldo sole di Sicilia riscaldava benevolo i corpi che entravano e uscivano dalla piscina, dallo stereo fuoriusciva un mix di rock pop e rap alimentato da una radio di Spotify che tutti i partecipanti contribuivano a regolare.
Giulia era stesa a prendere il sole, mentre Francesca era impegnata in un'agguerrita partita a calcio balilla con Barbara, con la quale era stata stabilita una tregua dopo che per il compleanno le aveva regalato una splendida copia de "L'Amore ai tempi del Colera". Birra e altri alcolici erano stati generosamente distribuiti e non sempre riusciva a percepire correttamente i movimenti della pallina.

Con un ultimo movimento di polso Barbara pose fine alla partita e Francesca bevve velocemente l'ultimo bicchiere rimasto sul tavolo vicino, avevano scommesso un bicchiere di birra ad ogni goal subito. Con uno sbuffo quindi andò a sedersi accanto a Giulia, che incurante della confusione era ancora sdraiata a pancia sotto a prendere il sole. Mentre osservava il suo corpo atletico sentì un idea cominciare a prendere forma e un leggerissimo sorriso maligno apparire sul volto.

Lentamente le si sedette accanto verificando che fosse effettivamente addormentata, rimase a guardarla un paio di minuti, aveva gli occhi chiusi e la schiena si sollevava leggera ad ogni respiro, nulla lasciava presagire un repentino risveglio.

Senza staccarle gli occhi di dosso allungò lentamente una mano verso di lei, pronta a reagire al minimo segno di coscienza. Le sue dita si chiusero leggere sul fiocco che chiudeva il costume, trattenne il respiro mentre il cordino scorreva con un fruscio. Lei non si mosse, attese qualche istante prima di scostarle con la punta delle dita. Arrivava ora la parte più difficile, il costume era legato anche all'altezza del collo e, forse prevedendo qualche dispetto, Giulia l'aveva legato con un nodo molto stretto. Francesca si chinò su di lei e lo osservò a lungo, tirò una delle due estremità, ma non successe nulla. Provò a tirare l'altra estremità e ancora nulla. Sbuffò spazientita guardando intorno e le vide: a pochi passi da lei un paio di piccole forbici di quelle che si usano per le unghie, andando sulla punta dei piedi le afferrò rapida e tornò al suo posto. Con una mano fermissima e tenendo il labbro tra i denti taglio il nodo che si sciolse con un fruscio. Stava per alzarsi quando una nuova idea fece capolino, con un movimento rapido taglio anche i laterali del pezzo di sopra.

Sogghignando girò attorno alla piscina collocandosi esattamente nel punto più lontano da Giulia, fece un bel respiro...e urlò con quanto fiato aveva in gola.

Giulia sobbalzò udendola gridare, immediatamente sentì l'adrenalina scorrerle lungo il corpo. Aiutandosi con le braccia si spinse in piedi sbattendo le palpebre. La vide era al di la della piscina accasciata a terra e la fissava. Rimase per un attimo immobile indecisa se correre da lei costeggiandola o attraversarla a nuoto...fu allora che si rese conto del silenzio surreale che era sceso su tutto, ruotò la testa attorno a se e vide diversi volti che la fissavano. Abbassò quindi gli occhi perplessa e si sentì avvampare.

Alla vista della faccia di Giulia non si trattenne più e scoppiò in una fragorosa risata, stava ancora ridendo quando, pochi minuti dopo, si sentì artigliare il braccio e trascinare. Aprì velocemente gli occhi e la vide incombere su di lei, con la mano destra la stringeva e con la sinistra reggeva l'asciugamano che si era velocemente stretta addosso. Leggendo l'espressione omicida sul suo volto si sentì raggelare, mentre una determinata parte di se si contrasse allarmata. La seguì docile mentre velocemente la fece alzare e iniziò a trascinarla verso lo spogliatoio della piscina. Per un istante si domandò perché non la trascinasse verso la casa, ma poi si ricordò che avevano lasciato li i loro vestiti. Istintivamente iniziò a balbettare scuse mentre la porta si faceva sempre più vicina.

Raggiunto lo spogliatoio la scaraventò dentro mentre la seguiva chiudendosi la porta alle spalle, sentiva la rabbia divamparle in corpo come un incendio acceso nella prateria e l'adrenalina scorrerle impetuosa in tutto il corpo. Lasciò quindi cadere l'asciugamano mentre la spingeva contro verso le docce, punto più lontano dalla piscina e privo di finestre. Scelse la prima cabina che incontrò.

Non oppose resistenza quando lei la fece entrare nella doccia e la schiacciò contro la parete, le aveva afferrato entrambi i polsi spingendoli verso l'alto ed ora istintivamente avvolse le dita attorno al soffione. Il seno e il volto appoggiati alle fresche piastrelle e il fondoschiena pericolosamente esposto verso l'esterno.
Con uno strappo sentì la parte inferiore del costume caderle fra i piedi, instintivamente se le liberò con un leggero calcetto. Poi iniziarono i colpi, rapidi e secchi rimbombavano tutto attorno a lei, Giulia colpiva rapida in preda alla rabbia e lampi di dolore le attraversavano il corpo e la spingevano ancora di più contro il muro. Non ne servirono molti perché iniziasse a sentire un forte bruciore e le lacrime cominciassero ad uscire copiose.

La colpiva forte, incurante delle lacrime e dei singhiozzi, vedeva il suo sedere arrossarsi ad ogni colpo, ma continuò incurante del bruciore che le attraversava la mano e risaliva sino alla spalla. Come aveva osato umiliarla in quel modo, esporla completamente nuda davanti ai loro amici, proprio lei che era spesso stata punita per la sua estrema gelosia. Poteva incolpare solo lei se ora si trovavano entrambe nude in quella doccia, mentre la colpiva ancora e ancora e il suo culetto assumeva una intrigante colorazione rossa. Quasi che il resto del suo corpo avesse fatto il medesimo ragionamento sentì un altra sensazione inseguire la rabbia, come due cavalli lanciati al galoppo. I colpi cominciarono quindi a farsi più radi e precisi, più il secondo cavallo si avvicinava al primo e più si abbassava il punto in cui colpiva. I loro corpi si facevano più vicini e il suo odore, un misto di deodorante, cloro, acqua e sudore le entrava nelle narici offuscandole i sensi.

Stringeva i denti mentre il bruciore le attanagliava il corpo, si sentiva completamente in balia del suo volere, li prigioniera della piccola doccia senza una via d'uscita, mentre i colpi continuavano a cadere su di lei e le scariche le attraversavano il corpo. Lentamente il dolore cominciò ad assumere un altra forma, mentre occasionalmente inarcava il corpo verso l'esterno quando lei perdeva il ritmo.

Le sfuggì un gemito quando improvvisamente senti i denti di lei affondarle nel collo e il suo seno sulla sua schiena.

Uscirono dopo quasi un ora, indossavano entrambe corti shorts di jeans e le magliette con cui erano arrivate. Nessuno chiese loro cosa fosse successo anche se alcuni notarono che Francesca non si sedette più per il resto della serata.

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