F&G - Escursione 2

Fù il canto degli uccelli a svegliarla poco dopo l'alba, ancor prima di aprire gli occhi venne travolta dai profumi dell'erba e del cespuglio di mirtillo che cresceva non lontano dalla loro tenda. Accanto a lei Giulia dormiva serena, i bruni capelli sciolti attorno al volto e il corpo rivestito dalla strana luce blu che riempiva la tenda. rimase qualche istante a guardarla, mentre poteva sentire i sensi risvegliarsi e il lento sciabolio delle acque del vicino laghetto che le s'insinuava lentamente nel corpo. Con indosso solamente le mutandine uscì quindi lentamente dalla tenda, prestando attenzione a non svegliarla, la fresca aria di montagna immediatamente l'avvolse scompigliandole i capelli e strappandole un brivido. Iniziò quindi a distendere i muscoli indolenziti, mentre le fresche carezze risvegliavano il suo corpo inturgidendole i nudi capezzoli e rinfrescando quella parte di lei ancora scombussolata dalla punizione del giorno prima e dalla conseguente notte. Il lago sembrava attraversato da mille diversi colori, il verde scuro degli alberi attorno a lei e quello più chiaro del prato che le solleticava i piedi insinuandosi tra le dita. Il grigio della cima che sorvegliava in silenzio e il profondo azzurro del cielo. Come un angelo tentatore sembrava invitarla mentre lei si avvicinava a piccoli passi.
l'acqua gelida l'avvolse in un abbraccio che le mozzò il respiro, mentre istintivamente un brivido le attraversava il corpo irritato per quella imprevista sensazione. Lo slancio del tuffo la portò verso il centro del laghetto, mentre il seno e lo stomaco quasi sfioravano i sassi del fondale. Intorno a lei era tutto insolitamente limpido mentre i raggi del sole s'insinuavano sotto il velo dell'acqua in colonne più chiare. Gli anni passati a lavorare come bagnina e le molte ore di sport l'avevano dotata di buoni polmoni quindi quando riemerse non ebbe quasi bisogno di riprendere fiato, il sole del mattino le riscaldò piacevolmente il volto e i capelli bagnati, ma fu il suo nome gridato con forza che attirò la sua attenzione. Voltando la testa verso l'accampamento vide che Giulia, ancora con indosso solo le mutandine, la guardava furiosa con le braccia piantate saldamente lungo i fianchi e un espressione che non prometteva nulla di buono. Pensò rapidamente ad una fuga, ma attorno a lei l'unico punto della riva in cui era pensabile uscire era proprio quello di fronte all'accampamento e che lei sapesse non vi erano altri sentieri. Trattenendo un brivido più di freddo che di paura fece rapidamente le poche bracciate necessarie per uscire da quelle acque bellissime, ma decisamente troppo fredde.
Non appena uscì il suo corpo iniziò ad essere scosso da forti brividi, mentre il battere dei denti le impediva di proferire parola. Quasi non si accorse del braccio che con decisione l'aiutava ad andare verso le braci della sera prima, ma accolse volentieri il grosso asciugamano che le venne avvolto attorno al corpo e le mani di Giulia che iniziarono a strofinarlo attorno alle spalle e sulla testa. Naturalmente tutto questo venne accompagnato da un fiume ininterrotto di rimproveri furiosi e da minacce fin troppo chiare. Ubbidiente e ancora scossa da brividi rimase immobile seduta di fronte alle braci, mentre lei riaccendeva rapidamente il fuoco e spariva alle sue spalle. Mentre il suo corpo accoglieva con piacere il calore proveniente dal fuoco però le sue orecchie non poterono non percepire il suono di legno spezzato e strappato che le provocò un orrendo dubbio, voltando lentamente la testa verso la fonte del rumore vide Giulia poco distante intenta a strappare e ripulire quelle che avevano tutta l'aria di essere bacchette. Sentì il suo fondoschiena contrarsi preoccupato, tuttavia la visione le provocò un ondata di calore che le arrossò il viso: Giulia era in piedi vicino ad alcuni cespugli, con un espressione molto seria sceglieva uno ad uno i ramoscelli, provvedendo poi a sfrondarli e ripulirli utilizzando il coltello da campo che si erano portate. Il sole del mattino accendeva di riflessi castani i lunghi capelli sciolti che ricadevano sulle spalle e sul volto mentre le molteplici ombre accentuavano le forme del suo corpo coperto solo da un paio di mutandine scure quasi del tutto nascoste dalla vegetazione. Francesca rimase a guardarla ormai completamente catturata da quell'immagine, non curandosi dell'asciugamano che le era scivolato via dalle spalle e della punizione incombente. Quando lei si chinò per raccogliere le verghe ormai pronte notò sul suo corpo un leggerissimo velo di sudore e l'evidente eccitazione che traspariva dal suo petto. Incrociò il suo sguardo e si senti completamente ipnotizzata, quella che avanzava verso di lei con passo deciso, i capelli mossi dal vento e un fascio di verghe tra le braccia non era la sua Giulia, ma una oscura dea della giustizia scesa dalla montagna per occuparsi di lei. Non osò alzarsi sino a che lei non le fu sopra e senza una parola le indicò il masso che che già la sera prima era servito al medesimo scopo. Orma avvolta dal suo incantesimo prima di alzarsi lasciò scivolar via le mutandine offrendosi a lei completamente nuda.
Quando si distese sulla roccia l'accolsero le medesime sensazioni di calore e durezza del giorno prima, fece in tempo a notare che la roccia era molto più fredda della sera prima, poi la punizione ebbe inizio. Non aveva molta pratica con le punizioni bucoliche, di cui aveva solamente visto diversi video e letto alcuni racconti. La prima verga le si spezzò tra le mani dopo pochi colpi facendole capire che forse avrebbe dovuto usarne più di una in contemporanea, ne prese quindi alcune r prosegui la punizione. In breve la comparsa di sottili strisce rosse e i lamenti soffocati le confermarono che era la soluzione migliore.
I primi colpi non furono particolarmente dolorosi e semi nascosta dai suoi stessi capelli non trattenne un accenno di riso quando sentì il crack del legno spezzato. Dopo una breve tregua però i colpi iniziarono a cadere con precisione mentre Giulia acquisiva pratica con quel nuovo strumento. Le verghe erano in grado di colpire una superficie particolarmente ampio del suo culetto e ad ogni colpo le sentiva affondare nella carne e procurarle lampi dolorosi che le attraversavano il corpo. Le diverse sensazioni iniziarono a fluirle lungo i muscoli e i nervi stordendola mentre il vento e il sole le solleticavano la pelle rendendola ancora più sensibile.
Quando le verghe producevano uno strano rumore quando la colpivano, molto diverso da quello del cane o della cinghia, frusciavano come rami attraversati dal vento per poi produrre un uno "slack" che ricordava quello di una frusta mentre sprigionavano nell'aria un forte profumo di ginepro, fiori e castagno. Un particolare ricamo andava a formarsi su di lei, mentre le linee delle diverse tonalità di rosso andavano ad intersecarsi con la pelle abbronzata e con le occasionali screziature di verde prodotte dalla linfa sprigionata dalle verghe ancora verdi.
L'eccitazione stava rapidamente il sopravvento mentre il sole le scaldava la schiena e il vento le accarezzava il petto che quasi faceva male per quanto era teso e turgido. Lasciò quindi cadere le ultime verghe con un lungo sospiro e si concesse qualche minuto per imprimersi nella mente l'immagine di Francesca distesa immobile sulla roccia come la vittima sacrificale di un ancestrale rito pagano, nulla infatti lasciava trasparire l'epoca in cui si trovavano.
Rimase immobile a lungo quando capì che la punizione era finita, consapevole degli occhi che la scrutavano, lentamente di lasciò scivolare sulle ginocchia trovandosi di fronte alla Dea che in piedi incombeva su di lei, le sorrise e lei le si avvicinò per ringraziarla della giustizia ricevuta.

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