F&G - Escursione

quella mattina si erano alzate molto presto, avevano programmato un escursione di due giorni lungo un sentiero che gli aveva consigliato un loro amico e ora Giulia tamburellava nervosa sul vetro mentre sotto di loro la loro auto percorreva la stretta strada di montagna che le avrebbe portate all'inizio del cammino. Dietro di loro il sole iniziava appena a sorgere, illuminando le immortali cime dolomitiche che si apprestavano a sfidare.

Finalmente, dopo quasi due ore di macchina, Francesca si arrestò in uno spiazzo, alla loro destra il grosso cartello blu che segnalava il parcheggio, mentre alla loro sinistra faceva bella mostra di se una bacheca intagliata nel legno contenente alcune informazioni sulla zona. caricatesi quindi in spalla gli zaini sulle spalle e lasciato un breve biglietto sul parabrezza con indicati il percorso e la data di partenza s'incamminarono quindi lungo il sentiero principale.
Camminarono a lungo, accompagnate da maestose querce e affascinanti castagni. Francesca, più esuberante, cercava sempre di essere la prima regalando a Giulia una splendida visione del suo corpo atletico che camminava sicuro negli scuri leggings che aveva scelto. La bionda coda ondeggiava ad ogni passo ipnotizzandola ed accendendola di desiderio.

Finalmente dopo quasi due ore di cammino abeti e pini presero il sopravvento e in breve trovarono alla loro destra la pietra spaccata che segnala il sentiero secondario.
Impiegarono quasi un'ora a percorrerlo, non più usato da tempo in alcuni punti la vegetazione aveva preso il sopravvento e si trovarono diverse volte a scavalcare o aggirare impertinenti cespugli di erica e ginepro. finalmente, dopo aver scavalcato un vecchio larice che aveva ceduto alle intemperie, apparve la radura lasciandole a bocca aperta: di fronte a loro si spalancò un prato non più largo di 70 metri quadrati, l'erba era di un verde molto scuro, e molto corta, quasi che un folletto si preoccupasse tutti i giorni di tagliarla. qui e la erano sparse rocce di diverse dimensioni il cui grigio era intervallato da sottili vene bianche o da macchie più scure e da intrepidi fiori che si ostinavano a crescere sopra di esse. Al centro di tutto un piccolo lago rifletteva la grigia cima che incombeva decisa. attorno a loro un fittissimo bosco nascondeva e proteggeva quel piccolo angolo di paradiso.
con un gridolino eccitato Francesca lasciò quindi cadere a terra lo zaino e si precipitò verso il lago. fu solo la rapace mano di Giulia che si avventò sul suo fondo schiena che le impedì di liberarsi di felpa e maglietta in un sol colpo e gettarsi nelle gelide acque.
Con uno sguardo minaccioso Francesca le spiegò che essendo a soli 200 metri dal ghiacciaio li l'acqua non superava i 5/6 gradi e che un bagno dopo quasi quattro ore di cammino era assolutamente fuori discussione. Con uno sbuffo degno del mantice di una fornace Francesca rinunciò al suo piano e aiuto di buon grado a preparare l'accampamento.
Montarono tra le risate la tenda appena comprata e tutto stava filando per il meglio. Francesca spesso si scopri a fissare Giulia che, visto il caldo e l'attività fisica, si era liberata di quasi tutto ed era impiegata ad accendere il fuoco solamente in calzoncini e reggiseno sportivo. Nonostante l'impegno e la concentrazione, testimoniati tra l'altro da uno sbaffo di fuliggine sulla fronte, il fuoco non sembrava volersi accendere e Francesca si stava rapidamente spazientendo mentre il suo stomaco iniziava a protestare. Mentre Giulia era impegnata nell'ennesimo tentativo lo sguardo di Francesca incontrò le bottiglie di birra che avevano posizionato poco prima nell'acqua perché si raffreddassero e le venne un idea....

Uno scroscio d'acqua piombò improvviso di fronte a lei abbattendosi sul fuoco che stava faticosamente cercando di accendere. Istintivamente si lanciò all'indietro cadendo con un tonfo sul didietro e ritrovandosi. Quasi nello stesso momento vide quindi le braci rilasciare una vampata e diffondere nell'aria l'odore del legno di pino bruciato e un retrogusto di malto che le fece capire cosa fosse in realtà il liquido misterioso.
Furiosa si tiro su di scatto trovandosi a pochi centimetri da Francesca che rideva di gusto mentre finiva la bottiglia il cui contenuto era stato sacrificato a Efesto.
Aveva ancora la bottiglia premuta sulle labbra quando il torrente di urla e rimproveri la travolse, incurante del fuoco che finalmente iniziava a scoppiettare Francesca aveva deciso di fargli la ramanzina su quanto fosse stato pericoloso e avventato il suo gesto. Cercando di stemperare la tensione le fece una linguaccia, cosa che però non si rivelò una buona idea. Le strappò di mano la bottiglia e, senza smettete di urlare, la prese per un braccio trascinandola verso la grossa pietra al ridosso della quale avevano montato la tenda. Si trattava di una grossa pietra grigia poco più alta della vita di Francesca e caratterizzata dal lato più altro completamente liscio e non più largo di 50 centimetri. fu proprio su quel lato che la fece piegare torcendole il braccio. Il calore della pietra e la sua solidità le trasmisero una strana sensazione mentre il suo corpo veniva fatto aderire ad essa. stava ancora cercando di decifrare quella sensazione quando sentì i leggings che venivano brutalmente calati assieme alle mutandine, esponendo le sue parti più segrete al morente sole di montagna.
Il primo colpo non fu particolarmente forte, ma le scatenò un brivido quando fece aderire il sesso perfettamente depilato alla calda pietra. quasi inconsciamente rimase quindi nella medesima posizione, aderendo ancor di più all'insolito supporto.
Era di fronte a lei, il corpo semi nudo aderente alla grigia pietra come la vittima sacrificale di un pagano rituale religioso. Sentì il familiare desiderio accendersi dentro di lei e iniziò a colpire.
I colpi cadevano inesorabili mentre ondate di bruciore e dolore le si propagavano lungo il corpo. La solida superficie sotto di lei sembrava quasi viva e ad ogni colpo la sentiva aderire sempre di più immobilizzandola. non avendo molto a cui aggrapparsi strinse quindi tra le dita la solida pietra e il labbro tra i denti. Di fronte a lei poteva vedere il sole morente accendere il cielo e il lago di riflessi rossi quasi a voler dare il suo contributo alla punizione in atto.
Francesca non aveva avuto il tempo di procurarsi uno strumento per la punizione e con un gesto speranzoso non aveva neppure messo nello zaino la sua fidata spazzola in bamboo. Usò quindi le mani, indurendo le dita ed il polso così da colpire una parte maggiore. In breve tempo vide il culetto di Francesca iniziare ad arrossare e udì i primi singhiozzi. incurante di tutto ciò continuò a colpire ancora e ancora cercando di ottenere la medesima sfumatura del cielo sopra di loro.
Finalmente, dopo quella che parve un eternità, i colpi cessarono. Francesca aveva ormai il fiato corto a furia degli strilli, delle lacrime e delle diverse sensazioni che le attraversavano il corpo. Fece per alzarsi, ma la mano di Giulia la bloccò:

"Voglio che rimani in questa esatta posizione sino a che non avrò terminato di cucinare"

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