F&G - Escursione Conclusione

Dopo pranzo Giulia si stese al sole, approfittando della tranquillità e della solitudine di quel luogo. In breve cullata dallo stormir di foglie e dallo sciabolio delle acqua cadde in un sonno profondo mentre il sole e il vento la cullavano dolcemente.
Francesca si accorse di tutto ciò e rimase a lungo a guardarla, quando fu sicura che si fosse addormentata si alzò e lentamente andò dentro la tenda riemergendone poco dopo con una sigaretta tra le dita e l'accendino che si erano portate per accendere il fuoco. Stando molto attenta a mettersi sotto-vento rispetto a Giulia andò quindi a sedersi sul bordo del lago e, con un sospiro si piacere, si accese la sigaretta che desiderava da tempo, ma che non aveva potuto concedersi perché sempre sotto l'occhio vigile della sua lei. impiegò molto tempo a finirla, lasciando che lo sguardo e la mente si perdessero in quel paesaggio incontaminato. La sigaretta finì e lei senza pensare la lanciò poco lontano. Fu l'urlo spaventato di Giulia a riportarla alla realtà. Rapidamente si voltò e vide a non più di tre metri da lei l'inizio di un piccolo incendio, la sigaretta non aveva evidentemente raggiunto l'acqua, ma anzi era arrivata in un tratto di erba particolarmente secca.
Rimase pietrificata, mentre il guizzare delle lingue di fuoco nascenti la ipnotizzava con la sua danza. "Francesca che cavolo stai facendo dammi una mano" le parole le arrivavano come da lontano mentre osservava Giulia accorrere con la pentola verso l'acqua nel tentativo di domare le fiamme lo scroscio dell'acqua che riportava la situazione alla normalità la fece quindi sobbalzare, mentre lasciata cadere la pentola con un tonfo metallico Giulia andava verso di lei.
"Cavolo questa volta mi hai fatto veramente preoccupare, stai bene vero? non ti sei bruciata?" le mani la esplorarono velocemente accertandosi della sua incolumità mentre cercava di riprendere il controllo di se. "Si si, sto bene, scusami mi sono distratta e non ho fatto caso a quello che succedeva. La prossima volta starò più attenta, ma ti prego non sculacciarmi". Quasi che aspettasse quelle parole la paura che provava Giulia si tramutò rapidamente in furia, con uno strattone tirò a se Francesca immobilizzandola "Che cosa, dopo quello che hai combinato? potevi ammazzarci entranbe" con un rapido movimento le abbassò il costume ed iniziò a colpirla mentre lei cercava di divincolarsi "no, ti prego fermati prometto che la prossima volta starò più attenta" i colpi cadevano rapidi mozzandole le parole, mentre torcendo le spalle cercava di portare il braccio a protezione. "A è così, allora adesso vedrai" Giulia smise di sculacciarla quando lei si parò con la mano, ma lungi dall'essere soddisfatta iniziò a trascinarla verso la tenda. "Muoviti, impuntandoti non farai che peggiorare la tua situazione". Cercando una via di fuga Francesca puntava i piedi a terra, tuttavia le mutandine del costume le erano ormai scivolate quasi tra i piedi non facilitandole il compito. Alla fine si trovò quindi di fronte alla tenda.
"Entra immediatamente dentro" la voce di Giulia era ferma e decisa e le provocò un lungo brivido mentre scuoteva la testa dubbiosa "no non entro, se entro poi tu mi sculacci". Immediatamente lei ricominciò a colpirla con la mano calcando un colpo ad ogni parola: "Entra...immediatamente...dentro...la...tenda...o giuro...che...ti levo...la...pelle...di dosso...", i colpi arrivano inesorabili e con gli occhi pieni di lacrime Francesca cedeva inginocchiandosi per entrare. "Ora sta giù oppure giuro che ti sculaccio fino al tramonto" Premendole una mano tra le scapole la spinse bocconi sul sacco a pelo strappandole un miagolio di protesta, ma fu il rumore dietro le sue spalle che le fece scendere il gelo su tutto il corpo: l'inconfondibile rumore di una cinghia che viene fatta scivolare via dai passanti di un paio di pantaloni e quella sensazione in corpo di paura e desiderio allo stesso tempo. Era convinta che non avesse portato jeans o cinture, ma improvvisamente le tornò alla mente il vecchio paio di jeans oramai consumati che Giulia metteva occasionalmente quando dovevano fare qualche lavoro particolare e l'odiosa cintura di cuoio intagliato con la quale li abbinava.
"No ti prego la cinghia no, prometto che farò qualsiasi cos..." le parole le morirono in gola con un singhiozzo quando la suddetta cinghia si abbatte rabbiosa sulla mano con la quale stava ancora cercando di proteggersi, immediatamente la ritrasse d'istinto. "Non osare mai più proteggerti con le mani o giuro che ti faccio diventare bordeaux anche quelle". Mentre parlava continuava a colpirla lasciandole vivide strisce rosse e provocandole dolorose fitte lungo la spina dorsale. "basta...ti prego Giulia basta mi fai male". Incurante delle suppliche continuava a colpire, tra tutte le cose pericolose che poteva fare ne aveva scelta una che avrebbe potuto sul serio ucciderle, inoltre le aveva proibito più volte di fumare e lei aveva aspettato apposta che lei si addormentasse. Colpiva ancora e ancora, mentre vedeva il culetto di lei farsi sempre più rosso sotto i colpi. Ad un certo punto lasciò cadere la cinghia, il braccio dolorante e i capelli appiccicati al viso per il sudore. Giulia singhiozzava al suo fianco, ormai incapace di parlare. "Aspetta qui non ho ancora finito con te". Usci quindi dalla tenda accogliendo con piacere l'aria fresca sul volto, poteva sentire la rabbia ruggire feroce dentro di lei e strinse i pugni sino a farsi male per trattenere la voglia di rientrare e tornare ad usare la cinghia. Si sedette accanto alla tenda, poteva sentirla singhiozzare cercando di trattenersi, attese ancora qualche minuto, ma alla fine cedette e rientro nella tenda con il barattolo della crema lenitiva.

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