F&G - Studio

Giulia era seduta sul divano immersa nella lettura di Hemingway, occasionalmente alzava gli occhi verso Francesca che seduta al tavolo della cucina era immersa nello studio. Circondata da fogli sparsi, penne e matite sembrava il personaggio di un libro, una scienziata pazza che in maglietta e pantaloncini cercava di svelare i misteri della scienza. Divertita da quel pensiero sorrise e ritornò sulle strade di Pamplona.

Improvvisa, come il colpo di pistola che da il via alla corsa dei tori, echeggiò per la stanza una sonora imprecazione. Giulia rimase paralizzata per un attimo, indecisa si trattasse della sua immaginazione oppure no e aspettandosi da un momento all'altro di sentire gli zoccoli sul selciato e le grida della folla. L'inconfondibile rumore di molti oggetti che vengono brutalmente scaraventati a terra la richiamò al mondo reale.

Sobbalzando si precipitò quindi in cucina per verificare cosa fosse successo e se Francesca stesse bene. La trovò in piedi accanto al tavolo, le braccia ben piantate sulla superficie del tavolo ormai quasi del tutto sgombro e la cucina invasa da fogli penne e quaderni.

"Peste che cos'è successo, ti sembra questo il linguaggio da utilizzare?"

Al suono della sua voce Francesca si voltò allarmata, la rabbia per l'esercizio particolarmente ostico le aveva fatto dimenticare di non essere sola in casa. Sentì il sangue volatilizzarsi nelle vene e le gambe farsi molli. Provò a balbettare alcune scuse mentre Giulia le si avvicinava fin troppo velocemente.

La vide sbiancare, e accennare un passo indietro, istintivamente si protese verso di lei e la strinse a se sorreggendola. Poteva sentire il battito frenetico del suo cuore contro il suo petto e le accarezzò i capelli a lungo sino a che non la sentì tranquillizzarsi e rilassarsi tra le sue braccia.

Impiegò qualche minuto per riprendere il controllo, cullata dal suo familiare profumo, fece quindi un ultimo sospiro e alzò gli occhi verso di lei. Negli occhi una tacita domanda e, nel profondo del suo essere, una lievissima vocina che le suggeriva la risposta.

Allentò la presa delle sue braccia comunicandole tacitamente le su intenzioni. Fece lentamente scendere la mano, accarezzandole il volto e lasciandola scendere sul collo e le scapole guidandola mentre si piegava sul tavolo. Quando la mano arrivò all'altezza dei pantaloncini la sentì spingere leggermente i fianchi verso l'esterno agevolandola mentre con entrambe le mani li abbassò insieme alle mutandine.

Appoggiò la testa sugli avambracci voltando il viso verso la finestra. Poteva vedere il riflesso di Giulia dietro di lei mentre si rialzava dietro di lei e le poggiava una mano sulle reni per tenerla ferma. Strinse leggermente gli occhi cercando di capire cosa fosse quello che aveva in mano.
Il forte colpo che le attraversò entrambi i muscoli e le risalì la spina dorsale le strappò un gemito di dolore, Al terzo colpo le lacrime cominciavano a fare capolino mentre un forte bruciore le infiammava il culetto, ruotò la testa e, con la coda dell'occhio riuscì a vedere quello che teneva in mano: Si trattava del lungo righello di legno che avevano scovato mesi prima in soffitta e che ora lei utilizzava a volte per i grafici. Largo alcuni centimetri e lungo più di 50 si stava rivelando una dolorosa via di mezzo tra un cane e un paddle.

Concentrata sulla punizione venne presa alla sprovvista quando Francesca inarcò la schiena cercando di divincolarsi, evidentemente la scelta dello strumento, che aveva scorto sul tavolo, si era rivelata particolarmente efficace. Velocemente distolse l'attenzione dal suo compito principale e allungò la sinistra per afferrarla. Dopo un paio di minuti riuscì quindi ad immobilizzarla poggiandole la mano alla base del collo e afferrandole contemporaneamente la base della coda con cui si era legata i capelli. Per riuscirci aveva inclinato il busto verso di lei ed ora il suo volto si trovava a pochi centimetri dalla sua nuca. Poteva scorgere le sue labbra schiudersi ad ogni colpo e l'espressione di dolore mista a piacere che le contraeva il volto.

Sentiva il suo respiro su di lei mentre ad occhi chiusi si lasciava trasportare dalle sensazioni contrastanti che le attraversavano il corpo. Strinse il labbro tra i denti cercando di soffocare i gemiti e l'istinto che le diceva di voltare la testa alla ricerca della sua bocca.

Non potendo vedere, da quella posizione, il risultato del suo lavoro cercò di contare i colpi e prestò particolare attenzione a non colpire mai nella stesso punto. Dentro di se sentiva un bruciore molto simile a quello che le stava procurando. Aveva da poco superato il 40 quando le ruotò verso il basso il polso facendole voltare la testa mentre si chinava ancora di più verso di lei. Sentì quindi la sua mano lasciar cadere a terra il righello con uno strano suono mentre appoggiava le labbra sulle sue e la sentiva ruotare sotto di lei.

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