F&G - Crash Conclusione

La lasciò dormire a lungo quella mattina, utilizzando il tempo per studiare e preparare la sua punizione. Sapeva che non doveva esagerare con l'alcol e questa volta se ne sarebbe ricordata per un bel po'. Dispose quindi ordinatamente gli strumenti che avrebbe usato su di lei e poi si sedette sul divano in attesa che lei si svegliasse.

Si stiracchiò a lungo prima di aprire gli occhi godendosi il tepore delle coperte. Il senso di nausea era passato e si sentiva in splendida forma. Pronta a godersi un tranquillo sabato in compagnia di Gulia. Apri quindi prima un occhio e poi l'altro allungando la mano verso il telefono per controllare se fosse arrivato qualche nuovo messaggio, le sue dita incontrarono però una superficie diversa, liscia fredda e solida. La percorse per qualche centimetro sino a che non sentì il sangue gelarglisi nelle vede. Sul comodino era poggiata la spazzola di legno, quella che dal momento in cui era stata acquistata non aveva mai spazzolato nessun capello. Non era infatti quello il suo uso, ne primario ne secondario.

Improvvisamente I ricordi della serata riaffiorarono nella loro completezza, lo studio...la vodka di Marco e Marta e le minacce di Giulia. Per un attimo pensò di far finta di dormire, ma il suo stomaco iniziò immediatamente a brontolare per la mancanza di cibo e aveva un immediato bisogno del bagno. Lentamente quindi si alzò cercando di non fare il minimo rumore, forse poteva rientrare a letto prima che lei se ne accorgesse.

"Buongiorno amore, spero tu ti sia riposata perché è venuto il momento di pagare il conto"

Appena uscita dal bagno le sue speranze si volatilizzarono immediatamente, Giulia l'aspettava accanto al letto. Indossava una delle sue magliette da casa e un paio di pantaloni della tuta e si era legata i capelli in un'alta coda di cavallo, tutti segni che si aspettava una giornata in casa e soprattuto alcuni momenti impegnativi. Non era tuttavia quello che le aveva mozzato il respiro e contratto un certo muscolo, ma la lunga canula da clistere che teneva in mano e che era stata collegata alla grossa borsa già appesa all'appendiabiti posizionato accanto al letto.

Rimase accanto alla porta del bagno tormentandosi la maglietta che usava per dormire. Indecisa se scappare, e rischiare di prolungare la punizione, oppure accettarla cercando di farle tenerezza.

"Va bene...vengo li..però tu non usare quella cosa che hai lasciato sul comodino...prometto che non berrò più"

Lentamente si avvicinò al letto a piccoli passi, mentre atteggiava il volto in un'espressione da cagnolino bastonato: il labbro arricciato e i chiari occhi spalancati e già umidi di lacrime.

"Non ti preoccupare, non userò la spazzola.."

Il caldo sorriso che si dipanò sul volto di Giulia la tranquillizzò un momento, mentre si stendeva a pancia in giù sul letto e affondava il viso nel cuscino. Sentì le mutandine scendere lentamente verso il basso scoprendole i glutei e scorrendo sulle cosce sino a fermarsi attorno alle caviglie. Trattenne il respiro quando il dito di lei si appoggiò sul suo corpo iniziando a lubrificarla con un lento movimento circolare, ruotò a lungo massaggiandola e premendo leggermente sino a che non lo sentì entrare dentro di lei e strapparle un sospiro mentre i fianchi si mossero andandogli incontro.

Continuò a muovere il dito anche quando fu dentro di lei, assecondandone i movimenti sino a che non la sentì completamente rilassata. Solo allora lo estrasse lentamente per sostituirlo con la lunga canula che aveva scelto. Sentì un brivido sul fondo dello stomaco mentre la osservava penetrare lentamente dentro di lei guidata dalla sua mano.

Sentiva la canula entrare sempre più in profondità dentro di lei, mentre l'altra mano di Giulia era posata con leggerezza sui suoi fianchi, mordendosi il labbro continuò a muovere i fianchi assecondandola e godendosi i brividi che le scorrevano lungo il corpo. Un lieve gemito accolse il primo fiotto d'acqua calda che seguì all'apertura del piccolo rubinetto subito seguito da uno strillo di dolore quando la mano di Giulia si abbatte sul suo culetto. S'irrigidì provando a muoversi, ma rapida l'altra mano di lei le bloccò il braccio dietro la schiena immobilizzandola.

"no...no...mi fai male ti prego...no"

I colpi arrivavano rapidi e decisi facendola gemere di dolore, più si dimenava più la canula e l'acqua entravano dentro di lei amplificando l'effetto dei colpi. Il bruciore cresceva rapidamente mentre la canula costringeva Giulia a colpire da un numero di angolazioni molto limitato e a colpire almeno due o tre volte gli stessi punti.

"Vedrai che la prossima volta ci penserai due o tre volte prima di ubriacarti da non stare in piedi"

Non sapeva bene come muoversi, non poteva schivare i colpi e il bruciore si faceva sempre più forte. Leggeri crampi cominciavano a farsi sentire.

"Ti prego Giulia basta...mi fai male e devo andare in bagno"

Controllò la sacca e vide che si era ormai svuotata, chiuse quindi il rubinetto concedendole alcuni attimi di tregua. La vista del suo culetto ormai completamente arrossato, trafitto dalla bianca canula le accendeva il ventre di desiderio e quasi senza accorgersene cominciò a strusciare leggermente le cosce tra di loro approfittando dei pantaloni voluminosi. Non aveva infatti intenzione di farsi scoprire da Francesca ne tantomeno di farsi distrarre dalla punizione.

"Non è ancora finita ..."

Prima che potesse replicare afferrò la spazzola e la colpì rapida su entrambi i glutei strappandole un grido.

Ad ogni colpo di spazzola fitte di dolore le attraversavano il corpo mentre le lacrime cominciavano a bagnarle le guance e il cuscino.

"Ai...mi fa male..ti prego basta..."

"Avresti dovuto pensarci ieri sera signorina, mi hai fatto preoccupare ... sai che non devi bere a quel modo"

La colpiva ancora e ancora mentre il culetto le diventava rosso fuoco e i suoi singhiozzi riempivano la stanza. Stringevano entrambe il labbro inferiore tra i denti, la prima per resistere al dolore proveniente dal suo sedere e la seconda per sopprimere e trattenere gli istinti che dal suo ventre salivano lungo il suo corpo come mille languide lingue di fuoco.

"20..."

Urlò quasi l'ultimo colpo mentre una singola goccia di sudore le percorreva la fronte scorrendo lungo il collo e perdendosi tra i seni.
Lentamente la fece quindi alzare dal letto accompagnandola sino alla porta del bagno. Rimase li ad attendere sino a che non sentì il getto della doccia aprirsi, contò sino a dieci e fece velocemente cadere i pantaloni e le mutandine...prima di aprire la porta ed entrare.

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