Lui e Lei - Primi giorni di lavoro

Con lo sguardo perso nel vuoto osservava gli alberi sotto di lei, con la mente si immaginava passeggiare lungo i sottili sentieri di pietra mentre attorno a lei gli alberi riempivano l'aria di mille sfumature giallo arancioni.L'autunno era alla fine arrivato anche a Milano, top e t-shirt erano state chiuse nei cassetti per lasciar posto a pesanti maglioni e sciarpe che nascondevamo le forme e garantivano protezione contro il gelido vento che dalle alpi faceva sospirare pensando a lunghe serate accoccolati di fronte ad un camino acceso.
Con il freddo era arrivato anche il momento di scegliere uno stage curricolare e Lei non aveva avuto dubbi, sarebbe andata a lavorare nella stessa agenzia del suo Lui. Conosceva già diversi suoi colleghi ed era certa che l'avrebbero accolta con calore e professionalità.

"Amore per me non ci sono problemi, ma ti avverto sai già cosa ti succeder‡ se mi metterai in imbarazzo"

La sua risposta quando le aveva annunciato la sua decisione le aveva procurato i brividi, non potendo evitare di pensare all'unica volta in cui il suo ufficio era stato il teatro di una sensuale punizione. Si strinse ancora di più a lui, sentendo i loro corpi aderire e il suo corpo reagire al pensiero di trovarsi ancora una volta piegata sulla sua scrivania, mentre il pensiero d'essere scoperti le faceva contratte tutti i muscoli del corpo amplificando gli effetti delle sue mani.

La prima settimana era in ogni caso andata bene, ed era già a metà della seconda. Era stata molto attenta e Lui non aveva ancora avuto nessuna buona ragione per occuparsi di lei. Affondò i denti nel labbro inferiore quando si rese conto di dove i suoi pensieri la stavano portando, arrossendo leggermente scrutò gli altri tre stagisti con cui condivideva l'ufficio per controllare le loro reazioni, timorosa che potessero leggergli nel pensiero o intuire in qualche modo la leggera eccitazione che le aveva attraversato il corpo. Per fortuna nessuno di loro sembrava essersi accorto di nulla, troppo impegnati nel voluminoso data entry che era stato loro affidato. Con uno sbuffo rivolse quindi nuovamente la sua attenzione allo schermo del suo computer, mentre fuori dalla finestra un uccello non identificava planava di fronte alle loro finestre.
A giorni era previsto il lancio di un grosso e-commerce di moda e a loro quattro era stato "ordinato" di popolare tutti i contenuti editoriali nelle 5 lingue previste, era un lavoro lungo e noioso, dominato da infiniti file excel che stava lentamente fagocitando l'intera settimana. Il lavoro doveva però essere completato entro sera e, sotto suggerimento di Lui loro quattro avevano scelto una lingua a testa e stavano ora lavorando, o almeno gli altri tre lo stavano facendo, per non dover essere costretti a passare la notte in ufficio.

Il lavoro era però veramente noioso e senza rendersene conto stava inserendo i dati con una lentezza che l'avrebbe cacciata nei guai. Non se ne rese conto sino a che non vide il primo collega alzarsi e salutare andandosene a casa, con terrore vide che l'orologio segnava le 18:45 e l'excel che aveva davanti era ancora pieno per metà, trattenendo il panico  iniziò a scrivere il più velocemente possibile.

"Hai bisogno di una mano?"

La collega che le sedeva a fianco, di cui lei aveva dimenticato il nome, resasi conto della sua agitazione si era offerta di darle una mano. Aveva finito da qualche minuto e solo mentre recuperava il cappotto si era resa conto della sua espressione. Fu assalita da un dubbio, confessare subito il suo dramma o far finta di nulla sperando che i suoi superiori non si rendessero conto che alle 19:30 era ancora a tre quarti del file? Quasi si vide dall'esterno mentre le rispondeva:

"Grazie, ma non c'è bisogno. Sto giusto riguardando le ultime cose"

L'espressione sul volto della sua collega tradiva tutti i suoi dubbi in merito, ma la voglia di tornarsene a casa era molto più forte.

"Va bene, buona serata allora, a domani"

La salutò velocemente e uscì senza voltarsi indietro.

Passarono quindi alcuni minuti prima che il suo diretto superiore, di cui ancora non aveva imparato il nome, entrasse nel suo ufficio per capire quanto tempo fosse ancora necessario prima di chiudere la lavorazione. Troppo impegnata per rendersene conto percepì la sua presenza solamente quando lo sentì dietro di lei.

"Signorina vedo che è ancora molto indietro, si ricordi che il lavoro deve essere concluso prima di sera, qualcosa non va con la sua macchina"?

Alzando gli occhi dallo schermo si trovò quindi a pochi centimetri da lui, abbastanza alto e dalle spalle larghe lavorava nel settore da più di trent'anni e non aveva mai abbandonato la convinzione che si dovesse andare in ufficio tutti i giorni in giacca e cravatta e che si dovesse usare il lei. Diverse volte Lui le aveva raccontato di questo strano personaggio, più simile ai pubblicitari che popolavano una nota serie tv che a quelli che conoscevano loro. Grazie alla sua esperienza però era stato incaricato di gestire diversi clienti importanti e soprattuto la formazione degli account in stage o neo assunti. Leggermente intimorita provò a giustificarsi, lui le lasciò giusto il tempo di alcune frasi prima d'interromperla.

"Non si preoccupi, pensi a concludere il prima possibile. Dopotutto è qui da poco e non pretendo certo che sia avvezza ai nostri ritmi di lavoro."

Non appena finito di parlare lasciò quindi il suo ufficio chiudendo la porta dietro di se.

L'orologio sembrava stregato, in un attimo era passata un'altra mezz'ora e lei era ancora lontano dall'aver terminato, era quindi ad un passo dal gettare la spugna quando la porta si aprì e e Lui apparve sulla soglia, la sua espressione non prometteva nulla di buono e lei abbassò gli occhi senza avere il coraggio di guardarlo. Trattenne il respiro e cercò di concentrarsi sul lavoro mentre sentiva i suoi passi avvicinarsi. Lo sentì trascinare la sedia della sua collega accanto a lei prima di iniziare a parlare.

"Piccola che succede, qualche problema con il data entry?"

Nel suo tono non sembrava esserci e segno d'irritazione, ma percepì chiaramente la stanchezza. Lentamente quindi alzò lo sguardo sino ad incontrare i suoi occhi.

"Non lo so' sembra non finire mai nonostante stia cercando di fare il più in fretta possibile, sono troppi...non ce la faccio...mi sono distratta un attimo per guardare fuori dalla finestra e poi...all'improvviso...era tardissimo"

Mentre parlava sentiva piano piano il peso che aveva sul petto sciogliersi e le lacrime scorrerle sulle guance. Senza una parola lui l'attirò a se e la strinse al petto accarezzandole la nuca, rimasero quindi così per alcuni minuti prima che Lui prendesse nuovamente l'iniziativa.

"Lascia fare a me, vedrai che in un attimo abbiamo finito, poi penseremo alla tua distrazione"

Velocemente quindi se la mise in braccio e sposando la sedia prese possesso del suo computer, successivamente lei non ricordò molto di quello che fece, ma in meno di 20 minuti tutti i contenuti erano stati inseriti correttamente e lei si era assopita con la testa sulla sua spalla.

Si sveglio soltanto un ora e mezzo dopo quando sentì suonare il campanello di casa, si guardò intorno senza capire bene come fosse finita dalla sua scrivania al loro divano. L'aveva coperta con uno dei plaid che tenevano dentro il pouf togliendole le scarpe.

Dopo qualche minuto lo vide entrare con in mano due cartoni da pizza dai quali proveniva un profumo molto invitante, Il brontolio del suo stomaco la svegliò completamente e in un attimo erano a tavola. Mangiarono tranquillamente, entrambi troppo stanchi per qualcosa di più che una conversazione di circostanza, lui non accennava a quello successo in ufficio e lei non aveva nessuna intenzione di ricordarglielo.

Fu solo dopo che l'ultimo pezzo di pizza fu fatto sparire che lui la fissò dritto negli occhi cambiando espressione:

"Piccola prima di uscire dall'ufficio ho dato un occhiata al tuo computer, a giudicare dalla tua cronologia capisco bene come tu abbia fatto a non finire in tempo, e a farmi fare una lavata di capo dal tuo capo. In una giornata sola sei riuscita a visitare ben 4 e-commerce diversi di abbigliamento e sono abbastanza sicuro che nessuno di quelli fosse un nostro cliente"

Inghiotti l'ultimo boccone di pizza mentre sentiva il volto passare dal rosa al rosso e poi velocemente al bianco, nell'agitazione di quella giornata non aveva pensato a quella dannata cronologia, non era colpa sua se il lavoro che le avevano dato era tanto noioso.
Purtroppo però sapeva bene che la noia non era una buona scusa, anzi poteva peggiorare la sua già delicata posizione, balbettando cercò quindi di giustificarsi, cercando di far leva sulla stanchezza che vedeva nei suoi occhi e sulla sua pochissima esperienza.

Con fatica stava cercando di rimanere serio mentre lei gli rovesciava addosso una specie di fiume di scuse sconnesse nel tentativo d'evitare la punizione. In realtà non era arrabbiato con lei, poteva capitare a tutti di sottovalutare i tempi e di lasciarsi coinvolgere un po' troppo da un sito web, quello che realmente gli dava fastidio era che aveva lasciato correre senza fermarsi un attimo a chiedere aiuto, ne a lui ne ai colleghi che aveva attorno. Approfittò quindi di una sua pausa per prendere fiato per intervenire e porre fine a quella serie sconnessa.

"Ora basta, sul lavoro purtroppo le scuse servono a poco, devi imparare ad essere più responsabile. Ora vai in camera ad aspettarmi, quando avrò finito di riordinare verrò ad occuparmi di te."


Il suo tono non ammetteva repliche e in un attimo sentì la gola che le si chiudeva non permettendo ad altre parole di uscire, aprì quindi leggermente le labbra alla ricerca di una possibile ultima scusa, ma non riuscì a trovare abbastanza fiato e la gola le si chiuse completamente con un gemito. Abbassando la testa si alzò stando attenta a non strusciare la sedia e tenendo gli occhi bassi andò lentamente in camera mentre sentiva gli occhi riempirsi di lacrime.

Impiegò più tempo del solito a riordinare la tavola, utilizzando quel tempo per calmare i nervi e decidere con la dovuta calma la punizione che le avrebbe inflitto, non aveva ancora le idee chiare quando decise di raggiungerla in camera non volendo prolungare ancora la sua attesa, sapeva infatti come la cosa potesse aumentare notevolmente l'agitazione di lei. Non era però preparato a quello che vide una volta entrato in camera:

Si era spogliata completamente piegando con cura i vestiti sulla sedia e l'attendeva in piedi in un angolo con la faccia rivolta verso il muro, aveva sciolto i capelli che le ricadevano morbidi sulle palle e indossato soltanto la maglietta bianca del pigiama. Teneva le braccia appoggiate sulla nuca e la schiena rigida, il bordo della maglietta arrivava appena a sfiorarle la parte finale della schiena raccogliendo lo sguardo di lui e accompagnandolo lungo le natiche ben delineate dai numerosi esercizi in palestra. Infine le gambe, tenute leggermente, divaricate lasciavano appena intuire quello che nascondevano.

Sentì il cuore perdere almeno un paio di battiti mentre il sangue dentro di lui iniziò a scorrere molto più velocemente dentro di lui. Si concesse quindi qualche istante per cercare di riprendere il controllo.

Non si mosse quando lo sentì entrare in camera, stringendo forte il labbro tra i denti per non proferire parola e augurandosi che la sua dimostrazione di ubbidienza potesse in qualche modo mitigare la sua punizione. Il suo breve discorso l'aveva colpita molto e in cuor suo si era ripromessa d'essere molto più diligente in futuro. Improvvisamente sentì un braccio cingerle la vita e due rapidi colpi.

"bel tentativo, ma questo non ti salverà"

Iniziò quindi a sculacciarla senza smettere di tenerla stretta, ad ogni colpo i loro corpi si facevano sempre più vicini. Non la stava colpendo con forza, ma ugualmente sottili lampi dolorosi le attraversavano il corpo ogni volta che la sua mano la colpiva. Si sforzava di tenere le mani appoggiate alla nuca, ma un colpo leggermente più forte degli altri le fece perdere l'equilibrio. Istintivamente agitò le braccia nel tentativo di non battere la fronte contro il muro sbilanciando entrambi.

"Attent...."

Per non cadere fu costretto a smettere di sculacciarla e attirarla a se, ruotando contemporaneamente su se stesso. I capelli di gli frustarono il volto e fece appena in tempo a spostare la testa di lato per evitare un'involontaria testata sul naso. Un brivido gli percorse l'intero colpo quando sentì le natiche di lei, già calde per la punizione ricevuta, appoggiarsi sui suoi fianchi e il peso di uno dei seni gravargli sul polso. Inspirò quindi l'inebriante profumo di lei, un misto di sudore, deodorante al borotalco e rosa selvatica.
Il suo corpo reagì quasi istintivamente stringendola ancora più forte e cancellando dalla sua testa qualsiasi intendo punitivo.

Le braccia di lui la sorreggevano quasi interamente e poteva percepire il calore del suo corpo sulla schiena, incurante del bruciore proveniente dai suoi fianchi iniziò a muoverli leggermente contro di lui assaporando il mix di dolore e piacere che questo le provocava. Ruotò quindi il collo tirando all'indietro il braccio alla ricerca della sua testa e delle sue labbra, mentre con l'altra mano scendeva verso il basso.

Finalmente trovò quello che cercava, accogliendo con un gemito l'abbraccio della calda lingua di lui...

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