La Maledizione di Al Kali - Parte 1

Odiava quella piccola città di provincia in cui era costretto a vivere: Quattro chiese, due supermercati, un centro commerciale e una serie infinita di piccole villette, quelle dei più benestanti sulla collina e tutte le altre lungo gli argini del torrente. Un piccolo paradiso immerso nel verde per gli adulti, un vero e proprio inferno di mediocrità per chiunque avesse meno di 20 anni. Le cose peggioravano poi notevolmente se eri un ragazzo di 18 anni, le tue due madri erano troppo prese dal lavoro per portare te e tua sorella in vacanza.

Perso in quei dolci pensieri Marco continuava a gironzolare per le strade deserte senza prestare alcuna attenzione al mondo, dopotutto erano le quattro del mattino ed era praticamente l'unico essere vivente fuori dal letto.

Fu quindi con leggero stupore che arrestò lo scooter sul retro del piccolo Luna Park che, da qualche giorno, occupava una delle anse del torrente. Non immaginatevi però i grandiosi Luna Park della televisione, quelli stavano ben lontani da quella piccola cittadina ai piedi delle Alpi. In quel piccolo lembo di terra avevano trovato posto non più d'una decina di piccole tende variopinte, un paio di giostre e qualche baracchino di tiro a segno. Lui e la sorella erano stati li un paio di giorni prima, ma dopo un paio d'ore se n'erano tornati a casa più annoiati di prima.

Sarà stata quindi la noia, oppure quel particolare istinto che lo portava a cacciarsi nei guai a cadenza regolare, ma quella notte il silenzioso luna park assumeva un fascino particolare e, quasi istintivamente, Marco abbandonò lo scooter e s'avvicinò alle tende. Sorridendo notò che uno dei paletti di una delle tende si era sfilato creando una piccola apertura dalla quale si poteva agevolmente sbirciare al suo interno, quello che vide lo lasciò senza fiato:

A non più di due metri da lui una prosperosa gitana era intenta a sculacciare una ragazza completamente nuda. La giovane si si dimenava in silenzio e Marco dalla sua posizione aveva una visuale perfetta del suo esile corpo abbronzato e di un piccolo culetto a mandolino che stava rapidamente virando verso il rosso ciliegia. I lunghi capelli castani gli impedivano di vederla in volto, ma non riuscivano a nascondere il piccolo seno che ondeggiava a ogni colpo della sua aguzzina. Alzando gli occhi sulla donna Marco vide che non poteva avere più di quarant'anni e, dalla sua espressione, più di un motivo per punire la ragazza. Mentre con la mano sinistra le teneva bloccato un braccio dietro la schiena con la destra continuava a colpirla riempiendo la tenda di un sonoro sciaf sciaf che sembrava assorbire ogni altro rumore e catturò completamente l'attenzione di Marco.

Simili scene le aveva viste solo In alcuni filmati online e ben presto il suo corpo iniziò a reagire rendendo i pantaloncini tremendamente scomodi, fu quindi quasi senza accorgersene che lasciò vi lasciò scivolare verso il basso la mano destra mentre con la sinistra continuava a tenere aperto lo spiraglio della tenda.

Purtroppo non aveva considerato ne il terreno irregolare ne la precarietà della tenda stessa che, con un sonoro strap, cedette improvvisamente facendolo ruzzolare al suo interno. Istintivamente cercò di ruotare la schiena per non cadere sulla sua erezione, ma l'unico risultato fu urtare molto dolorosamente il basso tavolino al centro della stanza con la nuca e perdere i sensi per un paio di secondi.

Un lancinante dolore a un orecchio lo richiamò immediatamente alla realtà: la gitana l'aveva fatto rialzare afferrandolo per un orecchio e ora lo fissava dritto negli occhi, il lobo del suo orecchio destro ben saldo tra pollice e indice.

"Piccolo porco pervertito, che cosa ci fa il tuo cazzo nella mia tenda?"

Preso alla sprovvista Marco si sentì colpito nell'orgoglio e cercò di divincolarsi 

"Ma che cazzo...lasciami immediatamente ... chi ti credi di essere"

La donna tuttavia non sembrava minimamente intimorita dalle parole e di Marco e anzi si avvicinò ulteriormente a lui guardandolo dritto negli occhi.

"Ragazzino forse non ci siamo capiti...sei tu quello che è stava spiando me e mia figlia...hai pochi secondi per fornirmi una spiegazione valida..."

Il tono della donna e il dolore lancinante all'orecchio, Marco era ormai certo che si sarebbe staccato di li a qualche secondo, gli offuscarono la mente e Marco urlò mentre caricava il destro:

"Lasciami vecchia troia di merda!"

Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Gli occhi di lei vennero attraversati da un lampo viola e in pochi attimi il mondo si capovolse e Marco si ritrovò riverso sulle ginocchia della donna il braccio destro dolorosamente torto dietro la schiena e il sinistro puntato a terra per evitare di finire con la faccia sul pavimento.

"Che diavolo stai facendo, non oserai..."

La frase fu troncata di netto da una raffica di sculacciate che gli mozzò il respiro.

"Fermati immediatamente...te..."

Incurante delle sue proteste la donna gli abbassò pantaloncini e boxer e riprese a colpire il suo sedere ormai completamente esposto. Marco iniziò a scalciare nel vano tentativo di liberarsi, ma la donna sembrava esser dotata di una forza fuori dal comune e continuava a colpirlo ancora e ancora incurante di tutto. 

"basta...denuncio...putt..."

Marco continuava a insultare la donna e a tentare di liberarsi, ma il bruciore era sempre più forte e piano piano i colpi ne piegarono la resistenza fino a che non si abbandonò completamente e iniziò a singhiozzare.

"Bene, vedo che alla fine ti sei deciso a stare zitto..."

La donna continuò a colpirlo per un tempo che gli sembrò infinito, il sedere sembrava esser sul punto di prendere fuoco e Marco ormai aveva rinunciato ad ogni briciolo di dignità e implorava singhiozzante il perdono.

"Perdono? o non credo si sufficiente una sculacciata caro. Nessuno viola l'intimità di Al Kali e la passa liscia...."

Marco si guardò attorno perplesso, il sogno l'aveva lasciato turbato e eccitato allo stesso tempo. Istintivamente volse il sedere verso lo specchio, non aveva nulla di strano. Scrollando le spalle andò quindi a fare colazione.


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