Al numero 10: L'elfo domestico

Un paio di settimane dopo lo “scontro” tra Ron e Hermione al numero 10 le cose sembravano aver finalmente preso la direzione giusta: Il lavoro di Harry e Ron li teneva molto impegnati, anche se il secondo aveva notato che le missioni dell’amico coincidevano spesso con le partire in trasferta di una certa giocatrice delle Holyhead Harpies. Hermione aveva finalmente ultimato la traduzione de “Le Fiabe di Beda il Bardo” che l’era stata commissionata un anno prima e stava trattando il suo ingresso al Ministero della Magia. Fu quindi con le migliori intenzioni che quella mattina Ron scese di buon ora per fare colazione, Harry era in missione in Irlanda (così come le HolyHead Harpies) e Ron non vedeva l’ora di godersi un tranquillo weekend con la sua streghetta preferita.

Con sua grande sorpresa la streghetta sembrava esser svanita, non c’era traccia di lei in nessuna stanza del piano terra anche se tanti piccoli indizi lasciavano pensare che fosse stata li fino a poco tempo prima. Afferrando una mela iniziò quindi a gironzolare i due piani superiori domandandosi cosa potesse mai combinare nelle stanze che solitamente venivano utilizzate per gli ospiti. Mentre attraversava il secondo piano per la terza volta un piccolo rumore attirò la sua attenzione: sembrava quasi che qualcuno stesse picchiettando sul pavimento della soffitta.
Più incuriosito che spaventato raggiunse quindi la vecchia porta che permetteva di raggiungere la soffitta che, grazie alla manutenzione costante fatta alla casa, si aprì senza un rumore.
Quello che vide lo lasciò perplesso, Hermione era accucciata di fronte a quello che sembrava un elfo domestico. Entrambi erano impegni in una discussione e non si accorsero di Ron che, sfruttando la penombra, si avvicinò di soppiatto.
“Come ti ho già spiegato Rukj lei è morta e di conseguenza la tua fedeltà alla sua famiglia svanita…fidati di me, posso proteggerti e aiutarti ad uscire da questa situazione”
“No e poi no, mi uccida o mi lasci libero, Rukj è un elfo fedele e non tradirà mai Miss Lestrange…e poi lei non può…”
Le ultime parole dell’elfo furono interrotte dall’esclamazione di stupore di Ron, puntava la bacchetta addosso a entrambi e sembrava improvvisamente troppo pallido. Prima che potesse iniziare a parlare Hermione lo precedette.

“Ron aspetta, lasciami spiegare…è arrivato qui tre giorni fa agitatissimo in cerca di Kreacher…e quando ha trovato me si è spaventato ancora di più. Lui non ha fatto niente, ma non può parlare con quelli del Ministero perché è terrorizzato da quello che potrebbe fargli Bellatrix Lestrange….ti prego..possiamo aiutarlo”

Ron notò solo in quel momento che Rukj era stato legato a uno dei pali del tetto e che attorno a lui Hermione aveva preparato un giaciglio dall’aria comoda. Il cervello iniziò quindi a lavorare febbrilmente, di certo non poteva denunciare Hermione e se avesse portato subito Rukj al ministero lui avrebbe potuto raccontare tutto.
Si avvicinò quindi a lei con aria rassegnata e si lasciò cadere sul pavimento: “Ok spiegami tutto con calma, poi parleremo in privato io e te”
La spiegazione non richiese molto tempo: il ministero aveva scoperto da tempo che Bellatrix aveva usato per anni il suo fedele elfo domestico come una sorta di diario personale, rimastogli fedele infatti si era recato a trovarla a Azkaban ogni volta che gli era possibile e una volta che lei era riuscita a fuggire aveva continuato a servirla fedelmente. Questo aveva fatto si che l’elfo, alla morte di Bellatrix, diventasse una delle persone più ricercate del mondo magico.
Quello che ancora Ron non sapeva venne quindi integrato in breve tempo: Quando aveva ricevuto la notizia della morte di Bellatrix Rukj aveva ubbidito all’ultimo ordine della sua padrona: “Se dovessi morire nasconditi e aspetta la convocazione dell’Oscuro Signore”, morti entrambi però l’elfo si era trovato legato a un ordine impossibile e braccato dal ministero aveva vagato per la Gran Bretagna chiedendo aiuto ai suoi simili che lavoravano per gli altri Mangiamorte. Con il passare del tempo però il ministero aveva arrestato quasi tutti i vecchi sostenitori di Voldemort e quindi era stato costretto a bussare a quella che lui conosceva ancora come “Casa Black”. Immaginatevi il suo stupore quando si era trovato davanti una “mezzosangue” che sembrava parecchio decisa a “trattare” con il ministero.
Alla fine della storia la rabbia di Ron aveva raggiunto un livello altissimo anche se forse aveva trovato una mezza soluzione.
“Questa volta Hermione l’hai fatta grossa, capisco la tua passione per i diritti delle creature magiche, ma l'elfo che stai proteggendo è ricercato da mezzo ministero, me compreso, e se ti scoprono finirai a Azkaban...te ne rendi conto?"

Ovviamente si era aspettato l'obiezione e infatti arrivò puntuale.

"Ron so chi è Rukj e so chi era Bellatrix, ma ti prego ascoltami, se lo consegnamo senza averlo convinto a parlare il ministero farà di tutto per farlo parlare e la magia della sua razza potrebbe ucciderlo...dobbiamo prima convincerlo..ti prego"

Sospirando si alzò in piedi guardandola dall'alto in basso:

"Hermione sei incorreggibile e pensare che a scuola eri tu quella che rispettava le regole, ora stammi a sentire..non accetto obiezioni di sorta. Ora tu andrai in camera tua e vi resterai fino a che non verrò a punirti come meriti...chiaro?"

Lei rimanendo seduta a terra lo guardò con gli occhi pieni di lacrime

"Va bene, ma promettimi di non fargli del male...ti prego"

Ron le poggiò la mano sul retro della nuca e accarezzandola con dolcezza continuò a parlare.

"L'unica cosa che possiamo fare per aiutarlo è convocare qui Kreacher e chiedere a lui di spiegare la situazione a Rukj. Rukj di puoi fidare di Kreacher? è sempre stato fedele alla famiglia Black"

L'elfo lo guardò con un misto di paura e disprezzo, ma annui con la testa e tornò a raggomitolarsi tra le coperte.

"Bene, non credo servano ulteriori discussioni, Hermione vai e aspettami"

Hermione si asciugò le lacrime e ubbidì lasciando Ron e Rukj da soli, effettivamente non aveva pensato a ricorrere a Kreacher e poteva rivelarsi una buona idea. Una volta che lei chiuse la porta dietro di se Ron inviò il suo patronus a Kreacher che si materializzò dopo pochi minuti.

Dopo la battaglia seconda battaglia di Hogwarts l'elfo era diventato uno dei più rispettati della Gran Bretagna e, anche se aveva sempre rifiutato la libertà, si era lasciato convincere a accettare l'ordine di Merlino e a trasferirsi in un piccolo cottage a Hogsmeade. Arrivato al Numero 10 non impiegò molto a comprendere la situazione e con espressione seria si sedette di fronte a Rukj e iniziò una fitta conversazione in elfico lasciando libero Ron di occuparsi di Hermione.

Lei l'attendeva in camera sua seduta sul bordo del letto: la veste da casa era stata piegata e riposta su una sedia e i lunghi capelli bruni le scendevano sulle spalle e sul seno nascondendolo in un modo che non lasciò Ron indifferente. Dopo avergli lasciato qualche istante per osservarla si alzò e con studiata lentezza lasciò scivolare a terra le mutandine e si inginocchiò sul bordo del letto godendosi i grossi sospiri che udì alle sue spalle. Lo sentì avvicinarsi e mormorare mormorare l'incantesimo che fece apparire qualcosa tra le sue mani, nonostante la curiosità non si voltò e affondò il viso tra le lenzuola attendendo il primo colpo.

l'improvviso dolore che le attraversò i glutei le chiarì ogni dubbio su che cos'avesse evocato,  erano infatti andati insieme nella Londra babbana a cercare le lunghe bacchette di rattan che avevano scoperto essere tra gli strumenti di punizione preferiti dai babbani. Tuttavia era la prima volta che Ron l'utilizzava per una vera punizione e i suoi dolorosi morsi la convinsero dopo breve tempo che non si era trattata di una buona idea.

Ad ogni colpo vedeva distintamente il corpo di Hermione contrarsi e rilassarsi mentre sottili strisce rosse formando esotici disegni sui suoi glutei ben torniti. Il suo comportamento era stato decisamente irresponsabile e poteva causare gravi danni a tutti e tre, sarebbe infatti bastato che uno dei suoi colleghi si presentasse a casa o che Harry decidesse di riporre qualcosa in soffitta. Lei sembrava però aver compreso il suo errore e stava accettando la punizione in maniera composta e ubbidiente.

La punizione continuò a lungo anche se con il passare dei minuti i loro corpi iniziarono a coordinarsi in un ipnotica danza, dopo ogni colpo lei spingeva lentamente all'infuori i fianchi lasciando che si aprissero permettendo a lui d'intravedere il segreto che nascondevano. Ron resistette tenacemente alla tentazione sforzandosi di continuare la punizione e soffocare il desiderio che sentiva crescere dentro di lui.
I segni del rattan sembravano esaltare le sue curve donandogli un colore esotico che solo a lui era concesso di vedere e i lamenti di stavano rapidamente mutando di tono e significato.

Sembravano passare ore quando lo sentì finalmente chinarsi su di lei. Mentalmente si augurò che Kreacher impiegasse ancora molto tempo a convincere Rukj

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