Una gattina e una tazza di tè

Dalla teiera in porcellana si levava un rovente filo di fumo che le attraversava il petto e le scompigliava la ribelle ciocca di capelli che le stuzzicava la punta del naso, immobile cercava però di resistere alla tentazione di posare il vassoio e grattarselo vigorosamente. Aveva deciso di servire il tè al suo padrone e ora doveva rimanere immobile in attesa che lui le desse il permesso di posare il vassoio e riempire le tazze.

Come le era stato ordinato non indossava nulla ad eccezione del collarino in stoffa nera che simboleggiava la sua appartenenza e la coda che le solleticava le cosce e la costringeva a tenere stretti i glutei per il timore che potesse scivolare e cadere a terra con un tonfo metallico. Lui sembrava ignorarla e continuava a leggere i documenti che gli avevano consegnato poco prima di uscire dall’ufficio e che si era portato a casa per chiudere per tempo un grosso progetto. Non si era ancora cambiato e indossava la camicia e i jeans con cui era andato al lavoro anche se aveva sbottonato un bottone in più e tra le pieghe del colletto lei poteva ora intravedere gli scuri peli del petto. Mordendosi il labbro si trattenne dalla tentazione di posare il capo su quel petto e lasciarli andare completamente.

Il rumore brusco dei fogli che venivano lasciati cadere sul tavolo la riportarono alla realtà, con un gesto le fece segno di procedere mentre posava la schiena sulla spalliera e si metteva comodo sul divano.

L’osservò piegarsi lentamente sulle ginocchia e posare esitante il vassoio sul tavolino del salotto, il campanellino che portava al collo tintinò allegramente e lui non riuscì a reprimere un sorriso. Lei si muoveva lentamente a causa della coda che indossava e lui aveva tutto il tempo del mondo per godersi la vista del suo corpo nudo e il rossore che le colorava le guance.
Si era inginocchiata ai suoi piedi per poter versare il tè senza commettere errori e ora gli porgeva una tazza colma con entrambe le mani e il sorriso soddisfatto di chi sa di aver fatto tutto correttamente.

“Brava la mia gattina”

Prendendo la tazza dalle sue mani le diede un leggero baci sulla punta del naso che immediatamente la portò a grattarselo con il dorso di entrambe le mani in un gesto che lui adorava e che lo spingeva sempre a sorridere.

Senza smettere di guardarla negli occhi si portò la tazza alle labbra e iniziò a sorseggiare il tè godendo del calore che sentì scendere lungo la gola. Giusto un paio di sorsi e posò la tazza sul divano accanto a lui e si chinò verso di lei.

“È molto buono piccola, che dici ne diamo una tazza anche a questa gattina tanto carina e ubbidiente?”

Tirò un sospiro di sollievo a quelle parole, il tè che gli aveva servito era una nuova miscela comprata solo il giorno prima e sperava proprio gli piacesse. In contemporanea fece quindi di si con la testa e mosse i fianchi come a voler scodinzolare, sapeva che non le era concesso di parlare quando era la sua gattina e non sapendo come dimostrare in altro modo la sua impazienza si passo la lingua un paio di volte sulle labbra godendosi lo sguardo divertito e eccitato che lui le rivolse, Buona buona attese quindi che  lui riempisse la seconda tazza presente sul vassoio, lo vide prendersi qualche istante per decidere e poi posare la tazza sul pavimento ai suoi piedi.

“Mi raccomando bevilo tutto senza versarne sul pavimento, non mi costringere a punire questa gattina tanto carina”

Con una mano le scompigliò i capelli prima di posarle un bacio sulla fronte e mettersi nuovamente comodo a sorseggiare il suo tè. Lei ubbidiente si chinò sino a terra per bere la sua porzione, anche se si spostò leggermente per far si che le sue spalle strusciassero sulle gambe di lui. Il tè iniziò subito a riscaldarle il corpo mentre il suo profumo si mescolava a quello di lui, sentiva il desiderio crescere sempre di più e fece non poca fatica a non berlo tutto in una volta correndo il rischio di rovesciarne gran parte sul pavimento.

Una volta finito prese ubbidiente la tazza tra i denti e la posò nuovamente sul vassoio e si fermò a guardarlo, tratteneva a stento la voglia di saltargli in braccio e il plug che indossava continuava a stimolarle i fianchi tenendola perennemente in tensione.
Senza parlare accarezzò le gambe di lui con viso cercando di attirare la sua attenzione, ma lui stava ancora sorseggiando il suo tè e fu solo dopo che lei ebbe emesso un leggero miagolio che si volse nuovamente a guardarla.

“Che cosa vuole questa gattina?”

Odiava quando giocava con lei in quel modo, come faceva a non sapere che cosa volesse, non era evidente la sua eccitazione?
Strusciò nuovamente il volto sulle sue gambe, ma questa volta molto più vicino al suo inguine e molto più lentamente, l’eccitazione di lui era evidente quasi quanto la sua.

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