F&G - un assaggio d'estate


Leggere onde di marea accarezzavano i lembi della piccola spiaggia in cui si era rifugiata, lontano dal caos cittadino il mare e i gabbiani che giocavano in lontananza erano gli unici suoni attorno a lei.
Il caldo sole degli ultimi giorni di primavera le scaldava piacevolmente la pelle e, incurante delle possibili conseguenze, sembrava invitarla a rimanere li molto a lungo. La riunione era finita molto prima del previsto e la vista del sole che scendeva lentamente sul mare, accendendo il golfo di fuoco e ambra l'aveva stregata. Quasi senza accorgersene aveva quindi accostato la macchina e, approfittando della cala nascosta a portata di mano, aveva lasciato cadere il taileur gessato e si era stesa al sole. Aveva verificato bene la posizione in cui si trovava e nessuno passando sulla strada sopra di lei avrebbe potuto scorgere la mora che, incurante di tutto prendeva il sole in slip e mutandine.

Il telefono la strappo brutalmente al piacevole torpore in cui si era lentamente lasciata scivolare. Il martellante suono elettronico le annunciava l'identità della chiamante ancora prima che aprisse gli occhi. Impiegò quindi alcuni secondi a capire la situazione, nelle orecchie la voce preoccupata di Francesca che le chiedeva dove fosse finita. Il sole era ormai quasi scomparso, inghiottito dalle invitanti acque del mediterraneo e la pelle stranamente calda le diceva chiaramente che cosa fosse successo.
Lasciatasi cullare dal rumore della risacca si era profondamente addormentata lasciando che il sole la accarezzasse per più di un ora.

Tranquillizzando Francesca si vestì in fretta e incurante di tutto si precipitò a casa, il volto arrossato e la camicetta che mal aderiva alla pelle leggermente scottata. Mentre guidava zizzagando tra le auto si rese conto dell'orario, erano quasi le 21:30, chissà come aveva ridotto la casa nel frattempo.

Entrò in casa preparata al peggio, sapeva quanto poteva essere pestifera Francesca se provocata, rimase invece senza parole: la casa era perfettamente in ordine, la tavola apparecchiata e nell'aria un invitante profumo di verdure tagliate di fresco e spezie. Francesca la sta aspettando in piedi appoggiata al muro, una carota tra i denti e un espressione indefinibile sul visto.

"Tutto ok? sei arrivata veramente tardi"

Le basta un occhiata per capire che qualcosa non va, lo sguardo corre rapido dal volto scottato ai capelli in disordine, la camicetta stropicciata e un inconfondibile profumo di mare e di sale. Represse l'istinto di sfiorarle le labbra con un bacio e assaporare con la punta della lingua il suo sapore.

"Giulia, sei sicura d'esser stata in ufficio sino ad ora?...non mi stai nascondendo nulla vero?"

La situazione precipitò in un istante, un attimo prima era a pochi millimetri da lei, splendida e sensuale circondata dai profumi dell'estate imminente, un attimo dopo era a quasi un metro da lei, calde lacrime le scorrevano lungo le guance e il volto arrossato. 
provò ad avvicinarsi, ma un un lampo di dolore la fece indietreggiare, sul braccio un lungo graffio stava rapidamente virando verso il rosso. Incerta sul da farsi rimase alcuni istanti ad osservarla cercando di farla calmare, accasciata in un angolo della cucina la osservava con la coda dell'occhio, gli occhi lucidi e il corpo scosso da singhiozzi.

Un passo alla volta le si avvicinò, il cotone della camicetta scivolò sul seno arrossato e le strappò un smorfia.

"ti sta bene, ... così impari a prendermi in giro e andartene al mare..."

Un lampo di comprensione le attraversò il volto, ecco che cos'aveva causato la reazione.
Lentamente provò a spiegarle, seduta sul pavimento accanto a lei le raccontò la tremenda giornata che aveva avuto e l'estrema stanchezza che l'aveva accolta non appena sdraiatasi sull'asciugamano. Non voleva rimanere più di qualche istante, giusto il tempo di sgombrare la mente, ma poi si era addormentata senza rendersene conto.

Parlarono a lungo, lentamente vide i suoi profondi occhi azzurri asciugarsi e il volto tornare di un adorabile rosa chiaro. Attorno a loro il giorno aveva lasciato lentamente il posto ad una fresca sera estiva e una brezza leggera portava con se il profumo del mare e dei lontani aranceti in fiore. Francesca osservò la luce mutare sul volto di Giulia, minuscoli granelli di sale le si erano raccolti sugli zigomi, seguì con lo sguardo la sottile linea bianca che attraversava la pelle scottata dal sole, quasi un colpo di matita dato per errore da un pittore distratto. Non riuscendo più a trattenersi poggiò delicamente le labbra sulle sue, sapevano di sole e di sale con solo un leggerissimo sentore di fragola ultimo residuo del lucida labbra messo la mattina, inspirò lentamente il suo profumo trattenendolo a lungo dentro di lei.

Le sue labbra erano fresche e morbide, anche se ancora poteva sentire su di esse il sapore delle lacrime, incerta allungò una mano verso di lei, trattenendo il desiderio di stringerla a se. Le loro mani si incrociarono a metà strada aderendo perfettamente l'una all'altra in un gesto ormai familiare e conosciuto. Aprì quindi gli occhi incrociando i suoi, per un istante li vide attraversati da uno strano bagliore e capì.

Si lasciò sollevare verso l'alto, le braccia docilmente sopra la testa e i polsi intrappolati dalla mano sinistra di Francesca. Rimase quindi immobile, il seno poggiato contro il muro della sala da pranzo e gli occhi chiusi in attesa. La sentì far scorrere la mano lungo il corpo, accarezzandole la schiena e i fianchi. La leggera camicietta lasciava penetrare il calore del suo corpo ed emetteva un dolce fruscio. Strinse il labbro inferiore tra i denti, trattenendo l'istinto di girarsi e farla sua. Il respiro cresceva d'intensità pian piano che le mani di lei scivolavano verso il basso, passaro il fianchi disegnando la curva delle natiche intrappolate dalla rigida gonna scura.
Il rumore rapido di una zip che calava, e la pressione sui fianchi si allentò, trattenne il respiro quando un singolo dito seguì il contorno del muscolo sfiorando appena il piccolo tanta che ancora la proteggeva. Pochi secondi e anch'esso raggiunse la gonna e insieme ad essa venne letteralmente lanciato sulla sedia più vicina.

Le ombre della sera mettevano in risalto le curve generose e invitanti, il seno difficilmente contenuto dalla camicietta bianca, ormai irrimediabilemente stropicciata e le lunghe gambe atletiche, ancora avvolte negli auto-reggenti scuri. Le décolleté scure la costrigevano a spingere i glutei verso l'esterno, offrendoli al suo sguardo e alle sue mani, che subito iniziarono a colpirli.

Non era abituata a trovarsi in quella situazione, i colpi di Francesca erano forti e precisi. Aveva imparato a colpire tenendo la mano ferma e rigida ed ora ogni colpo la faceva sussultare, affondò i denti nel labbro cercando di trattenersi, non voleva darle la soddisfazione.

Osservava dall'alto i suoi fianchi ondeggiare ad ogni colpo, sbilanciarsi in avanti e poi tornare docilmente nella stessa posizione, i muscoli ben allenati ondeggiavano appena. Sodi e elastici sembravano fatti espressamente per essere colpiti in quel modo, dal basso verso l'alto con un suono secco e preciso.
Continuò a lungo, colpiva ancora e ancora, incurante dei gemiti che avevano fatto la sua comparsa dopo i primi trenta colpi. Poteva sentire l'adrenalina correre impetuosa all'interno del suo corpo e l'eccitazione crescere di minuto in minuto. La pelle sotto le sue dita era calda e arrossata e sottili goccie di sudore le imperlavano la fronte. I muscoli delle braccia le bruciavano d'irritata stanchezza e i polmoni si dilatavano sempre più velocemente per sostenere lo sforzo.
Con un sospiro lasciò quindi cadere la mano un ultima volta e fece un paio di passi indietro, Giulia rimase immobile in attesa, i capelli le ricadevano sulle spalle in un onda bruna e una delle due calze era scivolata sin quasi al ginocchio. Poteva vedere la sua schiena sollevarsi ritmicamente nel tentantivo di recuperare la calma e la camicetta caderle scomposta sulle reni. Il culetto sembrava quasi brillare nel buio in una sfumatura uniforme che andava dal rosso fuoco al bronzo abituale. Ruotò lentamente il viso verso di lei, guardandola da sopra la spalla, il volto quasi dello stesso colore dei glutei e gli occhi accesi d'eccitazione. Senza una parola aprì lentamente le gambe e spinse i fianchi verso di lei, un leggero sorriso appena intuibile nel buio....L'eccitazione prese definitivamente il sopravvento.

Commenti

Post popolari in questo blog

La Teoria del Riccio - Parte 3

F&G - Non dovevate studiare ?

La Teoria del Riccio - Parte 1