F&G - Questa non l'aspettavo

Le erano bastati pochi secondi per capire che no, saltare le lezioni per fare qualche turno in più al bar non era stata una buona idea, Giulia aveva impiegato solo due giorni a scoprirla e ora, con l'aiuto del temutissimo bastone per le tende le stava spiegando perché non era stata una buona idea.
I colpi rapidi e precisi disegnavano un complicato intreccio geometrico sulle sue natiche, mentre ondate di doloroso calore le attraversavano il corpo. Incurante delle sue suppliche e delle lacrime che bagnavano il cuscino continuava a colpirla colorando la sua pelle di un intrigante rosso acceso.

Rallentando il ritmo dei colpi si godeva la vista di lei inginocchiata sul letto, il volto affondato sul cuscino e le natiche ben in alto, che lasciavo intravedere ogni parte di lei. Dopo ogni colpo vedeva il suo corpo proiettarsi in avanti e i piccoli seni ondeggiare sensualmente nel vuoto.
Lunghe lingue di desiderio le avvolgevano il corpo, mentre ad ogni respiro i capezzoli le strusciavano contro la parte interna della maglietta trasmettendole piccoli brividi.

Improvvisamente il suono acre e metallico del campanello le riportò violentemente alla realtà interrompendo bruscamente quel particolare legame che s'instaurava durante ogni punizione.
Lasciando cadere il bastone rimasero qualche istante a guardarsi negli occhi, come ad aspettare che una delle due riuscisse a spiegare quella improvvisa interruzione della loro intimità.

"Non ti muovere da quella posizione, non ho ancora finito con te"

Con ben impressa nella mente l'immagine strafottente del sorriso che le aveva rivolto si chiuse alle spalle la porta della camera e andò ad aprire la porta, ben decisa a cacciare qualsiasi scocciatore. Era ad un passo dalla maniglia quando il campanello suonò nuovamente, rabbioso e deciso reclamava la sua attenzione. Apri quindi la porta con uno sbuffo e gli occhi le si spalancarono per lo shock:

La prima cosa che notò di lei furono gli accesi occhi azzurri, se in quelli di Francesca si rifletteva il fresco e profondo mare di Sicilia in quelli che aveva di fronte era stato incastonato un piccolo pezzettino del cielo d'estate. Un nero cappello di lana intrappolava,in parte, una lunghissima cascata di capelli color del oro  scompigliata è decisamente bisognosa di una buona spazzolata. Un enorme giubbotto verde militare nascondeva il resto della figura, lasciando però ben visibile un chiaro volto a metà tra il rosa della giovinezza e il rosso di chi ha affrontato una lunga camminata. Quel volto, attraversato da un timido sorriso imbarazzato non lasciava però dubbi sulle origini di quella ragazzina di non più di 18 anni.

"Ciao, tu devi essere Giulia, sono Gaia la cugina di Francesca"

Raddrizzando la schiena e spingendo in fuori il petto, o almeno la parte di giubbotto che lo nascondeva, le protese una piccola mano tremante, come se fosse timorosa della sua reazione. Ripresasi in un lampo dallo shock Giulia la strinse con calore sentendo sotto il palmo i calli di chi usa assiduamente diversi strumenti musicali. Teoria confermata dalla custodia per chitarra che le pendeva da una spalla, anche se fu il borsone ai suoi piedi che la preoccupò non poco.

Con un sorriso la fece entrare in casa approfittando della confusione per prendere il borsone e urlare

"Francesca su alzati da letto, non è più l'ora di dormire è arrivata tua cugina..."

Mentre la osservava togliersi il pesante giubbotto la sua mente frugava incessantemente alla ricerca di una spiegazione per quella comparsa, aveva sentito diverse storie su quella particolare cugina, molto legata a Francesca è soprannominata da sua suocera "una mini Francesca in versione romana". Essendo abbastanza distanti si erano viste pochissime volte e le ultime immagini che aveva di lei erano quelle di una gracile 14 enne che, con una linguaccia, quasi saltava in braccio alla cugina più grande.
Quella piccola cuginetta era però cresciuta molto sviluppando un fisico asciutto e atletico che la faceva assomigliare in maniera allarmante a Francesca, quasi che in famiglia avessero deciso di utilizzare nuovamente quel particolare stampo.

Un urlo di gioia alle sue spalle le comunicò che la sua piccola monella era entusiasta della nuova venuta e in breve si trovò coinvolta in caloroso abbraccio a tre che le squarciò in un istante il velo di dubbio che l'avvolgeva.
Finalmente dopo un paio di minuti arrivo, da Francesca la domanda: "Che cazzo ci fai qui ? È successo qualcosa?"
La curiosità le impedì di rimproverarla per la parolaccia, anche se la sua mente la registrò in quel particolare libro, ormai più una corposa enciclopedia, chiamato "Registro delle punizioni".

Con un linguaggio altrettanto volgare, che la disturbo non poco, Gaia raccontò di un improvviso impegno lavorativo all'estero del padre e del suo invio verso la casa della zia in Sicilia, avrebbe dovuto andare dalla madre di Francesca, ma lei voleva assolutamente stare da sua cugina, quindi aveva spostato il treno ed era arrivata con due ore di anticipo. Giulia non fece in tempo a replicare che si trovò non una ma due Francesca che la supplicavano di lasciarla restare...quindi con un sospiro prese il telefono e chiamò la suocera mentre una parte del suo cervello già si domandava come avrebbe fatto a gestire quella novità

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