F&G - L'Albero di Natale

Giulia amava molto il natale: le decorazioni, i regali, le canzoni, il pandoro e soprattutto l'albero di natale. Non poteva esserci altra soluzione, il primo natale nella nuovissima casa che condivideva con Francesca doveva essere perfetto: nuovissime tende in pizzo e nastrini rossi erano state appese alle finestre, babbo natale faceva bella mostra di se appoggiato sulla mensola del salotto, la stella di natale al centro del tavolo da pranzo e, grazie al contributo della nonna, un gigantesco albero di natale incombeva in un angolo in un tripudio di aghi verde scuro che attendeva solo di essere decorato.
Pregustando un lungo pomeriggio passato a decorare l'albero con Francesca aveva disposto ordinatamente la sua collezione di palle di Natale, alcune di queste erano molto particolari risalivano a circa 100 anni prima e gli erano state spedite da alcuni parenti di Francesca direttamente dall'America Latina.

"Ultimo esame dell'anno andato, ora solo spumante e cioccolato fino alla befana"

Francesca entrò in casa come una furia lanciando letteralmente la borsa dei libri attraverso il salotto, fu solo grazie ai riflessi di Giulia se il vetro della finestra rimase intatto. L'urlo che seguì raggelò Francesca tramutando istantaneamente il suo sorriso di pura gioia in un espressione seria e contrita che avrebbe sciolto anche il cuore di Scrooge:

"ti dico solo che per ogni pallina di natale che romperai riceverai 20 colpi di spazzola"

Vide la sua espressione cambiare in un battito di ciglia, gli occhi le si spalancarono e inumidirono e il labbro inferiore finì intrappolato tra i denti, mentre il volto si volgeva verso il basso e un flebile

"scusami non lo faccio più, non ne ho rotta nessuna vero?"

Senti il cuore che gli si scioglieva mentre vedeva quell'espressione e il suo corpo si muoveva quasi in autonomia sino a che non senti le sue braccia che si stringevano attorno a lei, non riuscì però ad impedire alla sua mano di scivolare verso il culetto di lei a ricordare la minaccia.

Quando l'ultimo piatto trovò la strada della credenza poterono finalmente dedicarsi alla decorazione dell'albero:

"Ferma"..."no aspetta"..."attenta"

Non ci volle molto a Giulia a capire che mettere delle stessa stanza Francesca e qualche decina di palline molto delicate non era stata una buona idea. Le sue doti acrobatiche vennero messe a dura prova non tanto dalla delicatezza delle stesse, quanto dall'entusiasmo con cui una saltellante Francesca si prodigava nella decorazione dell'albero. Oltre ai suoi evidenti tentativi di rompere qualche pallina doveva anche evitare che si arrampicasse sui mobili del soggiorno per tentare di appenderle senza usare la scaletta che a quanto pare "era scomoda".

A complicare le cose si mise anche la vicina, che scelse esattamente quel momento per suonare il campanello.

"Francesca vedi di stare attenta, torno subito"

Con le orecchie spalancate e i nervi tesi fino allo spasmo andò quindi ad aprire aspettandosi da un secondo all'altro di sentire almeno un esplosione. La vicina, più noiosa del solito, impiegò circa 15 minuti a descriverle in ogni dettaglio che lei si ricordasse lo strano individuo che aveva visto aggirarsi sul marciapiede. Solo al 14 esimo minuto Giulia si rese conto che stava descrivendo suo padre, liquidata quindi la vicina si precipitò in sala.

Si paralizzò a pochi passi da lei, era in bilico con un piede sulla poltrona e l'altro appoggiato contro il muro, una mano appoggiata alla finestra e l'altra protesa verso la cima dell'albero, in un tentativo molto estremo di posizionare un fiocco sulla punta dell'albero.

Vide tutto al rallentatore: i muscoli dell'addome che si flettevano allo stremo mettendo in risalto i gli addominali ben definiti mentre la bocca le si schiudeva leggermente per la concentrazione. Il peso che si spostava sulle punte delle dita e il fiocco che finalmente raggiungeva la cima dell'albero. Senti il suo sospiro di soddisfazione e il conseguente urletto quando i muscoli si rilassarono e il piede perse la presa, di li in avanti il tutto divenne frenetico, si lanciò in avanti nel tentativo di prenderla al volo, ma fu ostacolata dal divano che le separava. La vide agitare le braccia in cerca di un appiglio e poi cadere all'indietro, arrivò su di lei giusto un attimo prima che piombasse a peso morto sul divano stesso con un rumoroso tonfo.

Nella stanza calò il silenzio, scombussolata dalla caduta rimase alcuni istanti immobile mentre sentiva la voce di Giulia da qualche parte sopra di lei e le loro mani intrecciate una all'altra. Un rapido inventario del suo stesso corpo le comunicò che era tutto apposto, solo il sedere doleva leggermente a causa dell'impatto con il divano, anche se il suo cervello le ricordò in maniera sgradevole che era solo l'inizio. Aprì quindi gli occhi incrociando quelli di Giulia, velati da una profonda preoccupazione:

"Tranquilla è tutto apposto, non mi sono fatta nulla, per fortuna sono atterrata sul divano. Sono proprio sbadata!"

l'accenno di risata fu immediatamente estinto dall'espressione di ceca furia che sconvolse il viso di Giulia, lo smeraldo dei suoi occhi lasciò il posto ad uno scuro verde foresta presagio di immediata tempesta. Sentì le dita di lei che quasi all'istante si spostavano verso il polso stringendolo salde mentre l'altro braccio le attraversava il campo visivo. Un torrente di grida e rimproveri la stordì e sollevò come una piccola canoa in balia dei flutti, le parole di protesta le morirono in gola mentre ruotava su se stessa senza possibilità di difesa.

I colpi iniziarono a cadere fitti accompagnati da rimproveri e urla, successivamente non capi bene quando le erano stati abbassati i pantaloni della tuta

"Disgraziata, potevi farti male sul serio"

Il braccio destro era immobilizzato contro la schiena e il sinistro intrappolato tra il suo stesso corpo e il divano, per quanto provasse a divincolarsi Giulia incombeva su di lei e non sembrava udire le sue suppliche.

"Aspetta, ti prego non è successo niente"

"Se non fossi atterrata sul divano ora saresti al pronto soccorso o peggio, ma ora ti faccio vedere io"

"No basta, prometto che farò la brava"

"Certo che farai la brava ... non potrai stare seduta per un mese"

Accecata dalla rabbia continuava a colpirla ancora e ancora, incurante dei suo lamenti vedeva il suo culetto sobbalzare ad ogni colpo e diventare sempre più rosso, agitandosi come un anguilla faceva si che i colpi cadessero scomposti insistendo spesso sulla parte più alta delle natiche. Sentiva l'intero braccio bruciare e la forza venirle meno man mano che l'adrenalina scemava lasciando il posto all'acido lattico.

Il bruciore proveniente dai suoi fianchi si faceva ad ogni colpo più forte, mentre calde lacrime le solcavano il visto, non impiegò quindi molto a pentirsi della sua impresa acrobatica, nell'immediato non gli sembrava ci fosse nulla di male, aveva visto quanto Giulia tenesse all'albero di natale e voleva che fosse assolutamente perfetto. Non le importava molto se si fosse fatta male nel tentativo, anche se un conto era rompersi la testa e rimanerci, un altro subire una vera e propria tempesta di sculacciate.

Dopo quella che le parve un eternità finalmente i colpi cessarono, le sembrava che l'intero mondo si fosse concentrato sui suoi fianchi in un unico sordo dolore bruciante. Aveva la gola secca per i singhiozzi e i polmoni scossi dai singhiozzi. Sobbalzò quando senti la testa che le veniva sollevata, ma si rilassò completamente quando sentì sotto di lei le morbide ginocchia di Giulia e chiuse gli occhi mentre una mano le accarezzava i capelli e l'altra le cospargeva il culetto di fresca pomata lenitiva.

Non cambiò più posizione sino a che non la prese in braccio per portarla a dormire, lasciandole trascorrere tutta la notte addormentata sopra di lei così che il suo culetto non toccasse mai il materasso.

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