F&G - Sole e sale

Il caldo sole d'agosto s'immerse nelle profonde acque del Mar Egeo, accendendo il cielo d'infinite sfumature rosse e la sua pelle di piccole scaglie di luce. Il caldo vento d'Africa le accarezzava i seni e il collo portando con se il profumo del mare e della sua Giulia. Appoggiata sui gomiti la osservava nuotare alla luce del tramonto, i muscoli tesi per lo sforzo e l'acqua che ne evidenziava le forme morbide. Si morse il labbro trattenendosi, ma lei le aveva ordinato di non disturbarla mentre si allenava, non aveva quindi il permesso d'entrare in acqua con lei. Si Guardò intorno pensierosa, la barca a vela di suo padre era l'unica in quella piccola caletta, non c'era assolutamente nessuno a disturbarle e lei non aveva voglia di passare altro tempo da sola.
Un leggero sorriso le si dipinse sul volto mentre il tessuto le scivolava via dal corpo con un leggero fruscio, chiuse quindi gli occhi lasciando che il sole l'accarezzasse i capezzoli risvegliandoli dal loro sonno.
Sentì chiaramente la barca ondeggiare quando, pochi minuti dopo, lei risali a bordo, incurante delle conseguenze si sdraiò sulla pancia, nascondendo il volto nell'asciugamano e sforzandosi di rimanere immobile. Poteva sentire le piccole gocce di acqua salata sulla schiena quando le la raggiunse, il cuore che le batteva impetuoso nel petto e il sangue che iniziava a fluire verso le sue rotondità, quasi a volersi preparare al prevedibile seguito.

Non trattenne un fremito quando sentì un suo dito poggiarsi delicatamente alla base del collo, era fresco e delicato, scivolava lentamente lungo la sua schiena seguendo ubbidiente la curva delle vertebre e lasciando dietro di se una scia di sale e pelle d'oca. Trattenne il fiato quando lei iniziò a risalire verso i glutei, affondando i denti nel labbro per non inarcare la schiena e spingerla più velocemente verso il basso.

Era immobile, l'indice in equilibrio sulla fine della sua colonna vertebrale. Poteva quasi vedere la tensione che le attraversava il corpo, restare immobile le stava costando un notevole sforzo e sotto la pelle leggermente abbronzata vedeva i muscoli e i nervi tendersi mentre piccole gocce di sudore iniziavano a fare capolino mescolandosi con il leggero strato di sale che la ricopriva. Si guardò intorno notando con piacere che erano assolutamente sole, attorno a loro non era rimasta nessuna barca e la piccola spiaggia nascosta era anch'essa deserta. Avevano ancora un po' di tempo a disposizione prima che i suoi genitori tornassero dall'escursione, tempo che aveva intenzione d'usare al meglio.

Con la mano libera si slacciò il reggiseno e non represse un lieve gemito quando la brezza della sera le accarezzo la pelle accaldata.

Finalmente sentì il dito di lei che proseguiva la sua corsa affondando nei suoi muscoli, inarcò quindi leggermente la schiena invitandolo a proseguire e immergersi dentro di lei. Improvvisamente il vuoto, lei era sparita, un attimo prima sentiva le sue mani sul suo corpo e un attimo dopo il silenzio, la solitudine e il mare. Poteva sentire il rumore delle onde che s'infrangevano sulla chiglia e i gabbiani in lontananza. Aspetto qualche istante, domandandosi che fine avesse fatto, ma non voleva alzarsi, sapeva che lei era da qualche parte li intorno e non voleva interrompere il gioco. Ma i secondi passavano e lei non sembrava fare ulteriori mosse, mentalmente iniziò a contare, sarebbe arrivata a 30 e poi si sarebbe voltata. Arrivata a dieci le sembrava che l'intero corpo fosse percorso da sottili scariche elettriche, le sembrava che i muscoli fossero sul punto di strapparsi, doveva assolutamente voltarsi. Fece un respiro profondo e alzò leggermente il volto, l'aria si riempì immediatamente del familiare rumore della mano di Giulia che si abbatteva sulle sue natiche. Gemette più per la sorpresa che per il dolore, e gemette ancora quando le dita le si chiusero attorno al muscolo offeso. Un istate e sentì i suoi capelli poggiarle sulle spalle e il suo respiro a pochi millimetri dalla sua guancia. Profumava di mare, di sole e di lei, il corpo ancora bagnato era in perfetto contrasto con il suo, ormai scaldato dal sole e il suo seno aderiva perfettamente alla sua schiena.

"Non penserai di cavartela con così poco vero? ora ci penso io a farti passare la voglia di prendere il sole nuda"

I colpi iniziarono a cadere lenti e pesanti, si era sdraiata accanto a lei bloccandola poggiandole i seni sulla schiena e intrecciando le gambe con le sue. Non si sarebbe comunque mossa, ad ogni colpo i loro corpi si facevano più vicini e i loro movimenti più uniformi. Lentamente si trovò sdraiata sopra di lei il culetto reso ancor più rosso dalla luce del tramonto e i loro corpi intrecciati sino a diventare uno solo.

Si separarono solo quando le prime stelle decorarono il cielo e l'aria fresca della notte accarezzò la pelle ricoperta di sale e sudore.

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