Lui e Lei - Reti di seta e gabbie di juta

Una goccia di sudore gli ofuscò per un attimo la vista richiamandolo brutalmente alla calda realtà. Da diversi giorni Milano era avvolta da un'opprimente cappa calda che mozzava il respiro e incollava i vestiti alla pelle. Le ferie erano ancora lontane e un buon romanzo non bastava a distogliere l'attenzione dalle roventi temperature cittadine, ma lei doveva ancora dare un esame e non vi erano altre alternative. Sdraiato sul divano poteva sentire chiaramente i lievi rumori che venivano dall'altra stanza, il caldo costringeva entrambi ad un abbigliamento ridotto al minimo e se fossero stati nella stessa stanza lei avrebbe studiato ben poco.

Il rumore di una pioggia di vetri infranti lo riscossse dal lento torpore in cui era scivolato, lasciò scivolare a terra il libro che stava leggendo e in quattro rapide falcate fu sulla porta della loro stanza da letto. Lei lo stava aspettando al centro di essa,un sottile filo di seta nera le si arrampicava lungo le gambe avvolgendole in una rete impalpabile. Ne seguì il percorso sino al leggero nastro di raso che le cingeva i fianchi per poi ricadere in una morbida cascata fondendosi con l'ombra che nascondeva il suo più morbido segreto. Il seno, libero da costrizioni, era accarezzato da un singolo raggio di sole che ne evidenziava i piccoli capezzoli resi scuri dalla penombra, ma che lui sapeva essere di un particolare rosa di cui non aveva trovato equivalente in natura. Sulle labbra le fiorì un sorriso e la maschera che indossava catturò per un istante una scheggia di luce, era la prima volta che la vedeva, scura come la notte le nascondeva il visto esaltandone gli occhi chiari e le labbra velate di un acceso rosso ciliegia. Lentamente si avvicinò a quella coniglietta che gli rivolgeva uno sprezzante sguardo di sfida.

Sentì le dita di lui che le si chiudevano attorno al mento spingendole il volto verso l'alto sino ad incrociarne lo sguardo, nel profondo di essi ben visibile il desiderio. Un brivido le attraversò il corpo e dovette resistere all'impulso di lasciarsi cadere contro il corpo di lui.

"Questa coniglietta avrebbe dovuto studiare invece di fare certi scherzi, ora le insegniamo un po' di educazione"

Stringendo leggermente la presa sul suo mento le voltò le spalle mentre con ferma gentilezza la fece fermare ad un passo dalla tapparella abbassata. Lei rimase immobile quando lui si spostò alle sue spalle, sentì cassetti che si aprivano e la sua sorpresa quando si rese conto che sul letto erano già state disposte molte delle cose che stava cercando. Un leggero sorriso le attraversò il volto, copia esatta di quello che attraversò il volto di lui, poi fu il buio mentre un nastro di seta nera le avvolgeva gli occhi e le ricadeva sulle spalle provocandole un brivido.


Il familiare abbraccio della corda le circondò velocemente i polsi, la juta le strappò un gemito quando le morse i polsi portandoli verso l'alto. Nella sua mente quasi poteva vedere la corda scorrere mentre i muscoli si tendevano per seguirne il percorso. Uno strattone le comunicò che il nodo era stato chiuso, obbligandola a tenere le braccia alte sopra la testa e le caviglie tese per non perdere l'appoggio sul pavimento. Guidata dalle mani di lui la sentì stringergli le braccia in una stretta gabbia, sorreggendola e affondandole nella pelle.

Fece un passo indietro per osservarla meglio, sottili strisce di luce evidenziavano le sue forme morbide e sinuose intrecciandosi con la juta che scendeva dall'alto esaltandole le rotondità. Per matenersi in equilibrio era costretta a tenere le gambe leggermente divaricate e un singolo raggio di sole si insinuò fra di esse suggerendo il profilo di quello che nascondevano.

Voltò la testa dietro di se quando sentì una delle sue mani posarsi dolcemente sulle sue natiche e l'altra accarezzarla delicatamente seguendo la linea della mascella, poteva sentirne il respiro sul collo e la solidità del suo petto contro la schiena. Rilassò i muscoli e i loro corpi aderirono l'uno all'altro mentre lui, aiutato dalle corde, la sorreggeva e cullava, proteggendola e guidandola secondo le sue intenzioni.

Senza smettere di accarezzarle il volto le ruotò attorno, sotto le dita sentiva il sottile ricamo della seta sui glutei e quel particolare fruscio che faceva vibrare l'aria e aumentare i battiti del cuore. Le fece scivolare una mano sul seno, il piccolo capezzolo stretto tra le dita e prese un respiro profondo, il profumo di lei gli scivolò in gola stordendolo.


Il primo colpo le fece perdere l'equilibrio mentre il suo gemito si univa a quello delle corde improvvisamente tese. Il braccio di lui s'irrigidì sostenendole il seno e aiutandola a ritornare in posizione, qualche attimo per riprendere fiato e poi un altro colpo, e un altro ancora. Andò avanti a lungo, colpi lenti e pensanti che le trasmettevano schegge di dolore lungo il corpo e facevano penetrare ancor di più la corda nei polsi. Ad ogni colpo si abbandonava sempre di più tra le sue braccia, mentre i capelli le ricadevano sul viso e il mondo attorno a lei lentamente svaniva.


Il sudore cominciò a colarne sul viso, mentre la maschera si faceva sempre più calda e scomoda. Un nuovo colpo cadde sulla sua pelle già arrossata facendola scivolare in avanti, il bordo quasi appoggiato alle labbra labbra. Mosse leggermente la testa cercando di rimetterla in posizione senza successo. Il corpo si tese quando sentì le mani di lui che le si posarono sul viso e finalmente l'aria fresca della sera solleticarle il volto. Aprì le labbra per sussurrare un grazie, ma le parole furono raccolte dalle labbra di lui.


Passò ancora molto tempo prima che l'ultimo brandello di corda scivolasse via dalla sua pelle, lasciando dietro di se i segni di quel pomeriggio d'estate. La maschera da coniglietta abbandonata in un angolo e il battito del cuore di lui che l'accompagnava verso la notte.

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